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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

L’Italia dei buongustai sbarca in Cina ... Crai guida una cordata che aprirà “negozi bandiera” a Pechino e Shangai... È il pallino di De Castro. Alzare la quota dell’export agroalimentare italiano (fermo ad un insufficiente 15%) e, per farlo, portare all’estero le catene della grande distribuzione, che fungono da “portaerei” per il made in Italy. La prima tappa è un mercato importante, la Cina, complici i prossimi Giochi olimpici. Con grave ritardo rispetto ai francesi (già massicciamente presenti con Carrefour), arriviamo anche noi. La cordata che aprirà subito quattro flagstores (negozi bandiera) di 2000 metri quadri ciascuno sotto l’insegna “Piaceri italiani” - due a Shangai e due a Pechino prima del 2008 - con un investimento iniziale di 9 milioni di euro è formata da Crai, catena di supermercati e negozi alimentari diffusa in tutta Italia, e da alcuni campioni del made in Italy. Sono il gruppo Conserve Italia/Cirio, leader nel pomodoro, succhi di frutta e conserve vegetali, il Consorzio Grana padano, formaggio conosciutissimo (e imitato) all’estero, Cavit, colosso vitivinicolo trentino e il Consorzio del prosciutto San Daniele. Con loro alcuni partner cinesi (China National Silk e altri) e Simest, società pubblica per l’internazionalizzazione delle imprese italiane. La seconda fase del progetto - circa 15 milioni di euro investiti - prevede 40 negozi in franchising, 400 “shop in the shop”, 12 cash&carry, quattro centri distributivi.
Il giro d’affari atteso è di circa 45 milioni di euro annui a regime per la prima fase, molto di più per la seconda (700 milioni). Una operazione fortemente voluta dal nostro ministero: «Se avrà successo - dice il ministro Paolo De Castro - punteremo ad accordi simili anche in Russia, India, America Latina e in tutti quei Paesi dove è molto forte la domanda di made in Italy ma dove il vero made in Italy è quasi introvabile». La filosofia dell’operazione è portare la nostra alta qualità su mercati che la apprezzano ma la conoscono poco. «Vogliamo creare sistema - dice Maurizio Gardini, presidente Conserve Italia/Cirio - per affermare in un continente emergente il concetto di italian style, che passa attraverso la gastronomia». Una cordata tutta cooperativa (versante Confcooperative) va dunque all’assalto del mercato cinese. Crai è già presente in Svizzera e a Malta, dove - dicono Sandro Fedeli ed Emanuele Plata, presidente e ad - «portiamo le nostre linee a filiera garantita 100% italiana». Entusiasta anche Cesare Baldrighi, presidente del Grana padano: «Ci ha convinto l’idea di Crai di aprire stabili vetrine».
Cavit, 60 milioni di bottiglie, 5400 soci, 12 cantine associate, primo marchio italiano nella ristorazione americana, aveva già sondato il mercato cinese anni fa. «Ma i tempi non erano maturi - dice Giacinto Giacomini, direttore generale -. Oggi le cose sono cambiate, la Cina si è aperta, più che mai curiosa di sperimentare il vero made in Italy».

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