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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Burson, il vino che visse tre volte ... Se il gatto ha sette vite, in Romagna c’è un vitigno che ne ha almeno tre. Qualcuno l’ha infatti già definita l’uva che visse tre volte: è il Burson, o uva Longanesi, da cui si produce un vino rosso. Viene coltivato nella zona di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, e vanta almeno due salvataggi. Il primo negli anni Venti del secolo scorso, quando la famiglia Longanesi di cui ha preso nome e soprannome - Burson - rinvenne in un podere in località Boncellino di Bagnacavallo una vite sconosciuta. Era un vitigno rustico, con pochissimi problemi di adattamento, in grado di resistere anche a gelate tardive. Il secondo salvataggio avvenne negli anni Cinquanta, quando Antonio Longanesi recuperò le ultime viti di Burson avviando una produzione di vino rosso.
L’ultimo “soccorso” risale al 2000, quando l’uva Longanesi è stata iscritta come vitigno a bacca nera nel registro nazionale delle varietà di viti. Originariamente il Burson era stato confuso con un altro vitigno della zona, il Negretto: gli studiosi dell’istituto agrario di San Michele all’Adige hanno dovuto effettuare anche il test del Dna per stabilire che si tratta invece di un genotipo a se stante. Dalla seconda metà degli anni Novanta alcuni produttori locali, tra cui il nipote di Antonio Longanesi, Daniele, hanno creato un consorzio, “Il Bagnacavallo”, riprendendo la produzione di Burson che oggi è un vino rosso ben strutturato. Le prime sperimentazioni con l’uva Longanesi risalgono al 1997 quando vennero prodotte 780 bottiglie di vino, quantitativo che negli anni è aumentato fino a raggiungere le 38mila unità del 2004 e le 65mila del 2005. Il traguardo delle centomila bottiglie è vicino. La produzione è divisa tra l’etichetta nera, simbolo del Burson Riserva ottenuto con un invecchiamento di diciotto mesi in barrique e l’etichetta blu, prodotto di natura più commerciale.

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