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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Allarme baby bevitori. Si sbronzano a 11 anni ... Ferrero: “Limiteremo gli spot degli alcolici”... Circa 770mila ragazzi italiani al di sotto dei 16 anni consumano alcol. I più non lo fanno per un brindisi occasionale, ma alla ricerca dello sballo, con il preciso intento, soprattutto nel fine settimana, di cercare l’ubriacatura tracannando sei bicchieri o più. Fanno paura i risultati di una ricerca dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con l’Istat, presentati ieri per l’Alcol Prevention Day 2007. Fanno paura e fanno riflettere tanto che il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha promesso un giro di vite sulla pubblicità.
Perché non solo è aumentato il consumo di alcolici tra i giovanissimi, ma si va diffondendo la moda del binge drinking, ossia la sbronza in compagnia. Un giovane su cinque segue questo trend. Con l’espressione binge drinking, spiegano i ricercatori, “si fa riferimento all’abitudine di consumare eccessive quantità di alcol (convenzionalmente 6 o più bicchieri) in una sola occasione, come durante una stessa serata o una festa”.
Questo comportamento è presente soprattutto nei Paesi del Nord Europa, ma si “sta radicando tra i giovani anche in Italia e nei paesi dell’Europa mediterranea”. Nel 2006, ci dicono i dati Istat, l’8,4% della popolazione di 11 anni e più ha consumato alcol in eccesso in una sola occasione, almeno una volta negli ultimi 12 mesi. La quota è in aumento rispetto al 2003 (7,1%), anno in cui l’Istituto di statistica ha rilevato per la prima volta il fenomeno. Alla fine il dato dice che il 20% dei giovani si ubriaca il fine settimana e più della metà dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni beve il sabato sera. Non solo.
Tra i teenager, tra gli 11 e i 15 anni, il 18,6% già consuma alcolici. In modo sistematico e lontano dalla dieta mediterranea: non beve vino ma aperitivi, birra e superalcolici e lontano dai pasti. Così se anche il quadro italiano appare meno allarmante di quello delineato in altri Paesi, i segnali dicono che la tendenza è in continua crescita. Se la popolazione che consuma alcol è stabile al 70%, aumenta la quota tra i giovani e in particolare tra le donne di 20-24 anni (dal 57,6% al 59%). Inoltre tra i più piccoli le differenze tra i sessi vanno a scomparire. Le ragazzine bevono come i maschi. È un modello di consumo, secondo l’Istat, “che caratterizza soprattutto i giovani: l’andamento per età è fortemente asimmetrico, con un picco nelle fasce 20-24 anni (15,6%) e 25-29 anni (16,1%)”. Le differenze di genere sono rilevanti, con una netta prevalenza maschile (13,9% dei maschi e 3,3% delle femmine) per tutte le fasce d’età. In particolare, gli uomini che si ubriacano sono in media quattro volte le donne, ma questa prevalenza è minore nelle età giovanili. Tra i minorenni, nel 2006 si sono ubriacati almeno una volta il 2,1% dei ragazzi di 11-15 anni (2,6% dei maschi e 1,5% delle femmine); tra i 16-17 anni la quota è del 12,1% (16% dei maschi e 8,2% delle femmine); tra i 18-19 anni la percentuale raggiunge il 15,3% (22,1% dei maschi e 8% delle femmine). Dopo i 25 anni il fenomeno ha un “andamento gradualmente discendente con l’età”. A fronte di queste cifre c’è un altro dato sconvolgente: ogni anno in Italia circa 25mila decessi sono causati dall’alcol. Di questi 17mila sono di uomini. Le morti più frequenti sono per cirrosi epatica o dovuti a incidenti stradali.
Delle cirrosi, il 47,7% per i maschi e il 40,7% per le donne sono collegate al consumo di alcol. Rispettivamente il 26,35% e l’11,4% dei decessi per incidente stradale sono da riportare all’abuso di superalcolici. Alla stessa ragione vengono attribuiti il 5,31% dei tumori maligni maschili e il 3,01% di quelli femminili. Ecco perché non c’è da perdere tempo. Il ministro Ferrero l’ha ben chiaro: “Finora in Italia non si è fatto nulla. C’è stata una sottovalutazione del problema”. Adesso basta. “Abbiamo predisposto un disegno di legge - ha spiegato Ferrero - che vieta, come in Francia, la pubblicità degli alcolici in tv”. Ma non sarà un divieto totale, chiarisce il ministro: “Intendiamo riportare la pubblicità degli alcolici al livello informativo, ma vogliamo rompere invece il legame tra consumo di sostanze e successo, benessere, modello sociale positivo”. È Altro punto allo studio è l’introduzione, sulle etichette di “messaggi di tipo informativo per segnalare che l’abuso di alcol fa male alla salute”: se si arriverà alla legge, le etichette compariranno su tutte le bottiglie di vino, birra e superalcolici, con una gradazione di 1,2. “Parlare di abuso - specifica Ferrero - significa che non c’è il proposito di arrivare a un consumo zero”. Discorso delicato, peraltro, considerando che l’Italia è tra i primi produttori al mondo di vino e che questo ha un riflesso non marginale sull’economia. Ma pure, secondo Coldiretti, le campagne di informazione servono per fare chiarezza.
A patto di non ingenerare inutili allarmismi. Scettico il presidente degli Alcolisti anonimi, Maurizio M., secondo il quale il provvedimento “non passerà mai. Già vedo l’alzata di scudi della lobby delle vigne. Informare, tuttavia, resta fondamentale per far crescere le coscienze rispetto ai rischi”.

10% - È più diffuso nel Nordest il fenomeno del binge drinking, bere per ubriacarsi
74% - I ragazzi che bevono al sabato sera in discoteca o al pub
48% - Gli aperitivi sono la bevanda più diffusa tra i 18 e i 24 anni. In crescita (15,7%) i super alcolici
20% - Giovani che si ubriacano il sabato sera: bevono più di sei bicchieri in una sola occasione
18% - Quasi un ragazzo su 5, tra gli 11 e i 15 anni, consuma alcolici abitualmente
25mila - Secondo l’Oms sono i decessi causati dall’alcol in Italia ogni anno: 17mila uomini e 7mila donne
19% - È la percentuale dell’alcolico più diffuso, la birra, tra chi ha meno di 17 anni

Autore: Silvia Mastrantonio

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