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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

In centomila contro De Castro “Metti a rischio il made in Italy” ... Ogm, etichettatura, biomasse. “Il Governo manca di strategia”. La marcia della Coldiretti a Bologna... Il capoluogo rosso dell’Emilia-Romagna per un giorno si è tinto di giallo. Centomila agricoltori della Coldiretti hanno invaso ieri il centro di Bologna con centinaia di bandiere, striscioni e cartelli, tutti rigorosamente gialli come magliette cappellini e zaini, per protestare contro la politica agricola del ministro Paolo De Castro. Nella grande piazza dell’8 Agosto, il fondale del palco, alto quattro piani e lungo una cinquantina di metri, riportava il tema della protesta: ‘Ministro, giù le mani dalla qualità italiana’. La spaccatura con il ministro delle Politiche agricole sembra ormai irrecuperabile.
Nei giorni scorsi De Castro, in un’intervista, aveva definito la Coldiretti l’ultima “organizzazione sovietica”. E ieri, almeno dal punto di vista della capacità di mobilitazione e di spiegamento logistico, la vecchia ‘Bonomiana’ ha dimostrato di non aver nulla da invidiare ai grandi soggetti di massa della sinistra. Il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, ha elencato dal palco gli errori di De Castro. “Nel corso degli ultimi dodici mesi il ministro ha destrutturato ogni ipotesi di concertazione con i rappresentanti della categoria. Alla trattativa condivisa De Castro ha preferito l’ineffettualità delle cene e dei tavoli ristretti”.
Ed ecco il dettaglio delle accuse: provvedimenti come la contaminazione ogm nei prodotti biologici senza alcuna indicazione in etichetta, l’arrivo quest’anno sulle tavole degli italiani del primo vino invecchiato con la segatura e il tentativo di abolire la legge 204 sull’etichettatura obbligatoria, fatto questo che ha provocato la proliferazione del falso Made in Italy a tavola: dal pomodoro cinese all’olio tunisino, dal parmesan tedesco fino al prosciutto olandese spacciati come italiani.
A De Castro la Coldiretti rimprovera anche il mancato sostegno alle piccole centrali energetiche a biomasse, che possono funzionare con i prodotti della nostra agricoltura, e al contrario il via libera alle grandi centrali che potranno funzionare solo con enormi quantità di biomasse importate dall’estero. Netto anche il no agli Ogm, gli organismi geneticamente modificati. “Non è, la nostra, una opposizione ideologica - ha spiegato Marini -: noi potremo competere solo con la distinzione dei prodotti. Per questo chiediamo all’industria agroalimentare di legarsi sempre di più al territorio e alle produzioni di qualità”. Rispondendo poi all’accusa di isolamento, Marini ha spiegato che “siamo il 60% dell’agricoltura italiana, abbiamo le persone vere, non ci spaventiamo di fronte agli elenchi di sigle”. Fra le sigle che stanno con De Castro c’è l’altra grande organizzazione, la Cia. Ieri pomeriggio a Roma la Cia ha organizzato un incontro sui mutamenti climatici, ospiti d’onore il premier Romano Prodi e l’amico Paolo De Castro. Dalla stessa Bologna, invece, il presidente provinciale della Cia, Gianluca Cristoni, ha bollato l’iniziativa della Coldiretti come “una manifestazione che non serve all’agricoltura italiana. Anzi, rischia di indebolire il settore, dividendolo invece di unirlo davanti ai problemi che i produttori debbono affrontare”.
Anche se dal palco Marini ha ricordato che la protesta non aveva “connotati politici”, ma voleva spronare ministro e Governo a rispondere alle richieste degli agricoltori, la manifestazione ha sùbito acceso gli animi. Con De Castro si sono schierati la Flai-Cgil, l’Uncem, unione delle Comunità montane, il Conad, i senatori dell’Ulivo; a fianco della Coldiretti, Forza Italia (il governatore del Veneto, Giancarlo Galan era a Bologna), ma anche i Verdi che condividono la battaglia per l’etichettatura e il no agli Ogm. Tra i politici ieri c’era anche Gianni Alemanno, già ministro delle Politiche agricole nel governo Berlusconi.

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