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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Può bastare un’etichetta per salvare qualche vita … La cronaca di questi giorni lo dimostra: l’alcol è utilizzato sempre di più come una droga. Serve a poco elencare i tragici incidenti stradali che provocano, ogni anno, circa cinquemila morti, di cui più di un terzo, secondo una stima molto prudente, è dovuto al consumo di bevande varie o altre sostanze. Condivido, quindi, le proposte dei ministri Bianchi e Turco volte non solo a prevenire l’uso irresponsabile di questa sostanza - alla guida, per esempio -, ma soprattutto a prevedere dure sanzioni, come la sospensione e la revoca della patente fino al sequestro dell’automobile. Ancora più giusto sarebbe applicare le leggi che esistono già, che proibiscono la vendita di alcolici ai minori di 16 anni e di cui inasprirei fortemente le pene, prevedendo la revoca della licenza, fortissime multe e, in certi casi, anche sanzioni penali. Trovo corretta la legislazione statunitense che, senza guardare in faccia a nessuno, ti manda in prigione almeno per una notte se vieni pescato brillo al volante e, per riabilitarti, ti obbliga a prendere coscienza dei danni che puoi provocare, per esempio mandandoti ad assistere le vittime rese inabili dagli ubriachi al volante. È anche vero che in Francia si svolgono 8 milioni di controlli sulle strade contro i nostri ridicoli 200mila.
Non riesco però a non vedere l’alta dose di ipocrisia che si nasconde dietro gli indignati proclami dei professionisti dell’emergenza. Ma come? Alcuni di loro, fra cui ministri in carica, hanno presentato progetti di legge volti a cancellare i provvedimenti amministrativi - come il ritiro della patente - per chi è trovato positivo alle droghe. Altri continuano in ogni occasione a scagliarsi contro il “proibizionismo liberticida” che nega il diritto d’espressione delle fasce giovanili. Altri ancora difendono a spada tratta e finanziano certi centri sociali dove droga e alcol la fanno da padroni. C’è poi una sciocchezza che circola impunemente anche sui tavoli governativi: le sanzioni vanno limitate soltanto ai consumatori che provocano danni a terzi, come se distruggere una famiglia moralmente e anche economicamente, insieme a tutte le persone che ti vogliono bene, sia un atto individuale, quasi un diritto civile.
Ormai a San Patrignano oltre il 60% dei ragazzi che accogliamo ha meno di 26 anni, non ha mai utilizzato eroina né siringhe, ma cannabis, alcol e pasticche. Ultimamente molta cocaina. Ogni giorno vediamo genitori che hanno dovuto vendere la casa per pagare i debiti dei figli, matrimoni naufragati a causa del degrado, bimbi adottati, disperazione, solitudine, vergogna. E ci tocca sentire il cretino di turno che pontifica sul valore rilassante della cannabis, sui costumi controversi dei vip o sullo spritz che piace ai giovani e fa tanto tendenza. Passiamo, ogni giorno, da un’emergenza all’altra: ieri era allarme cocaina e via a trasmissioni con veline e cosiddetti esperti; il giorno dopo un autista “fumato” spezza la vita di due bambini e tutti a parlare dei test sul luogo di lavoro, salvo poi fare una legge che, avvertendo qualche giorno prima gli interessati, li rende inutili. Si arriva infine agli episodi di questi giorni, in cui scopriamo che guidare ubriachi uccide. Davvero, siamo in un paese senza memoria.
Le leggi sono importanti - ed è inaccettabile che in Italia manchi la serietà per farle e applicarle -, ma anche nel caso dell’alcol conta molto l’educazione. Lo dico da persona che passa la vita a combattere la cultura della fuga dalla realtà, in una comunità che storicamente opera nel campo del vino di qualità e che ha un’importante attività di formazione professionale in tutti i mestieri collegati a enologia e vinificazione. Proprio in questi giorni 30 ragazzi sono diventati sommelier professionisti. Prima usavano l’alcol solo come droga, ora hanno imparato a vivere la realtà del vino come una grande passione, fatta di cultura, tradizione, sensibilità, rispetto per il territorio. Sono sentimenti ed emozioni lontani anni luce dalla ricerca dello sballo del binge drinking, delle corse in macchina, degli smart drink pubblicizzati come stili di vita su giornali e televisioni. Ma l’altra faccia dell’alcol è quella di una droga. Per questo l’educazione e le campagne informative sono fondamentali.
Anche e soprattutto da parte dei produttori, che non possono continuare a nascondersi dietro una foglia di vite per non fare nulla. Lo dico a ragion veduta. Da oltre sei anni abbiamo proposto una campagna di educazione a tutto il mondo del vino. Volevamo essere noi a fare il primo passo e dare il buon esempio ai consumatori, soprattutto ai giovani. Apporre su ogni bottiglia un’etichetta con scritto “il vino è piacere e salute, bevi con sobrietà”. Ebbene, oltre a noi lo hanno fatto solo una ventina di aziende sulle oltre diecimila del nostro Paese. Vorrà pure dire qualcosa?

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