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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

“Alcol, il divieto deve essere allargato” ... Stop dopo le 2: la legge si può salvare. Pasini: “Non valga solo per le disco”... Alla fine, probabilmente, non se ne farà nulla. Nel senso che resterà il divieto di vendere alcolici dopo le due di notte. Se cade il governo e si va a votare, il contestatissimo emendamento abrogativo di quella norma che in appena tre mesi ha probabilmente salvato la vita, solo nei week end, a 113 italiani (51 giovani o giovanissimi) resterà nel cassetto della IX commissione Trasporti. Commissione che, con un nuovo governo, dovrà essere ricostituita. Ieri, dopo che il nostro giornale ha raccontato nei minimi dettagli come e perché la commissione ha deciso in modo bipartisan di togliere il divieto alcolico, si è scatenato il solito bla-bla politico.
Il vicepresidente Marco Beltrandi (Rosa nel pugno) ha detto ad esempio di essere stato il primo a battersi contro “quel divieto anacronistico, ridicolo e assolutamente inutile per la sicurezza stradale, se non dannoso”. Ne va fiero. In tanti hanno insistito sui concetti di libertà e anti-proibizionismo, però alla fine nessuno è riuscito a rispondere in modo serio e convincente a quei numeri così confortanti forniti dall’Asaps e cioè: senza il divieto nei primi nove mesi del 2007 c’era una media di 38 morti a week end; col divieto siamo passati a 28. Dieci in meno. Beltrandi ha detto genericamente, come altri: “Gli incidenti sono diminuiti perché negli ultimi sei mesi del 2007 i controlli della polizia sono più che raddoppiati”. Gli ultimi sei mesi, appunto. Peccato però che il calo netto degli incidenti sia avvenuto da ottobre a dicembre e non da luglio a settembre.
Durissimo Walter Pasini, direttore del Centro per la medicina del turismo di Rimini e collaboratore Oms: “Quella legge era incompleta, perché non estendeva il divieto anche a chioschi, bar e pub, ma aveva indubbiamente il chiaro intento di salvare la vita ai giovani, ai nostri figli, forse agli stessi figli dei parlamentari, che hanno sciaguratamente votato per eliminare il divieto”.
Si è detto: hanno vinto le lobbies. Quelle legate ai discotecari, in primis. È un po’ un modo di dire; in realtà parliamo di un mondo assai più ampio, perché le discoteche vecchia maniera sono da anni in via di estinzione. Ce ne sono circa 2500 in Italia (dieci anni fa erano 5mila), insieme a 400 night e oltre diecimila locali vari, dai pub, agli street bar, a quelli che fanno musica dal vivo. Meglio quindi parlare del mondo della notte, frequentato da 14 milioni di italiani e che dà un fatturato di un miliardo e mezzo di euro “Ma non siamo una lobby - si lamenta Antonio Flamini, portavoce del Silb, sindacato dei locali legati alla Confocommercio -, siamo un onesto e serio gruppo di imprenditori che ha semplicemente sensibilizzato il mondo della politica contro un provvedimento ingiusto”.
La verità è che dopo il “no-alcol” di ottobre, anche il mondo della notte si era spaccato. Mentre il Silb voleva togliere il divieto e basta, l’Asso-intrattenimenti (uscita 4 anni fa dal Silb e legata a Confindustria e Federturismo), pur dichiarandosi contraria alla norma, si era detta in qualche modo disposta a un confronto, anche sugli orari di vendita degli alcolici. L’emendamento presentato da Carlo Ciccioli (An) andava in quella direzione. Diceva: 1) vietato vendere, in qualsiasi locale (ambulanti compresi), bevande alcoliche da asporto dopo le 21; 2) stop all’alcol anche nei ristoranti dall’1 (le 2 in estate); 3) niente alcol in discoteca dalle 3 in poi. La proposta - era d’accordo anche Flavio Briatore - è stata cestinata; ai politici hanno fatto una testa grande così e loro alla fine hanno ceduto, a Roma come in periferia.
Un esempio: a Rimini, capitale della notte, in ottobre i carabinieri pizzicarono un locale che vendeva alcol dopo le due. La norma parla chiaro: “Sanzione di chiusura del locale da sette fino a trenta giorni”. I carabinieri hanno inviato il verbale, ma il comune di Rimini quel locale non lo ha mai fatto chiudere.

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