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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Scandalo del vino, l’Europa chiede spiegazioni ... De Castro e Turco: “Solo acqua e zucchero, niente veleni”. Ma si temono le ripercussioni sul mercato... Non ci volevano le mozzarelle di bufala alla diossina, meno che mai ci voleva, a seguire, la vicenda del vino adulterato o avvelenato, a seconda che si dia ragione a una inchiesta giornalistica o a quanto dicono le prime informative che il governo italiano ha inviato a Bruxelles. Sì, perché l’Unione europea ormai ci sta col fiato sul collo e dopo i problemi col formaggio ha subito rizzato le orecchie e ha chiesto immediate soddisfazioni sulle notizie che parlavano di acidi, letami e sostanze cancerogene trovate in alcune aziende, una nel veronese e due nel tarantino.
Il vino da loro prodotto, e poi diffuso in un’altra ventina di cantine sparse per il centro nord, è di quello da supermercato, che arriva fino a 2 euro il litro, ben meno dei vini sofisticati e da esportazione, che non sono neppure lambiti da questa inchiesta. Ma comunque si tratta di un evento che colpisce il mercato nazionale: 70 milioni di litri che sarebbero a rischio, un evento che fa riaffiorare le paure dell’86, del metanolo a go go e delle morti per ebbrezza da veleno. Un giro economico ancora non quantificato, ma che avrebbe permesso alle aziende di risparmiare il 90 per cento sul costo effettivo del prodotto. Prodotto da supermercato, come detto, dove però, le stime sono di ieri, ormai si vende il 60% del vino che si consuma in Italia.

Dicevamo della risposta che il governo, subito mobilitato dalla Ue, ha dato sulla situazione. La richiesta era stata inoltrata alla fine della mattinata. La portavoce del Commissario alla Salute, l’ormai conosciutissima Nina Papadoulaki (quella che ci ha martellato sulle mozzarelle, per capire), parlava di “informazioni” necessarie per capire di che cosa si trattasse. Lei stessa verso le 18 ha confermato che quelle notizie erano giunte tramite il nostro portavoce, Manuel Jacoangeli, che ha inoltrato le pratiche romane. Queste, fatte di combutta fra ministero della Salute e ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, “evidenziavano il mero annacquamento del prodotto vinoso”. Tradotto, le partite di vino esaminate per il momento fra quelle sequestrate nelle cantine della sofisticazione, non presentano tracce di acidi o di sostanze letali, ma soltanto una eccessiva dose di zuccheri e acqua che ne fanno un liquido probabilmente imbevibile al gusto, ma non insalubre. I controlli comunque proseguiranno sia da parte delle magistratura sia da parte delle autorità politiche, che vogliono arrivare in fondo a questa vicenda che getta un altro macigno sulla credibilità del made in Italy, anche se quello di cui si parla è un prodotto che mai e poi mai avrebbe oltrepassato i confini nazionali.
Il rischio dello scandalo però c’è tutto. Ecco perché in molti, a cominciare da Arnaldo Caprai, il viticoltore umbro famoso in tutto il mondo col suo Sagrantino, hanno chiesto che vengano fatti i nomi delle aziende che sono state visitate dalle forze dell’ordine e i cui prodotti sono ora banditi. E se sotto il profilo sanitario al momento l’Unione europea ci ha “assolti”, il mercato potrebbe non farlo. La Coldiretti invoca tolleranza zero e premonizza “danni economici incalcolabili “, ma si rivolge anche a una legislazione europea che deve fare chiarezza per esempio sull’utilizzo sia dello zucchero sia di nomi che rappresentano peculiarità italiane e che invece vengono “imbarbariti” all’estero.
Il mondo del vino tricolore è comunque in subbuglio e che questa vicenda sia venuta fuori nel momento del Vinitaly di Verona ha molto colpito. “Il clamore suscitato da pochi disonesti non può e non deve ribaltare l’immagine di un settore sano, né compromettere un sistema serio e affidabile che rappresentata la punta di diamante del comparto agroalimentare italiano” afferma l’Unione italiana vini. L’Assoenologi afferma che “chi ha sbagliato deve pagare”. Luciano Sita, di legacoop agroalimentare, afferma che i consumatori devono essere difesi. La Confederazione degli agricoltori sostiene che non bisogna cedere agli allarmismi, ma bisogna punire chi ha trasgredito le regole, che chiama decisamente “criminali”. E in fondo, dicono altri produttori, anche se i colpevoli sono pochi, quello che viene fuori è un danno generalizzato. Qualcuna delle cantine indicate come “insalubri” sostiene comunque di non avere mai avvelenato niente e nessuno.


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