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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

E nell’inchiesta spuntano i primi indagati … Le procure al lavoro… Da un lato l’allarme per un prodotto, il vino, non genuino, adulterato, arricchito in stabilimenti di Massafra con zucchero per aumentarne la gradazione; dall’altro la preoccupazione che l’inchiesta avviata dalla procura tarantina, nell’ambito della quale sono indagate tre persone, provochi una paura eccessiva, ingiustificata, che vada a colpire un settore finora florido, sostenuto da un buon mercato anche estero. La vicenda del vino adulterato tuttavia una certezza pare darla: fino a questo momento - dice la procura tarantina - non sono state individuate manipolazioni del prodotto pericolose per la salute dei consumatori.

L’inchiesta è nata da controlli compiuti lo scorso settembre in una cantina di Veronella (Verona), sembra di proprietà di un produttore che già era entrato nell’inchiesta sul metanolo, dove agenti del Corpo forestale di Asiago e dell’Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari riscontrarono la presenza, accanto alle cisterne, di taniche piene di acido cloridrico. Dalla documentazione sequestrata, fu trovato un collegamento fra l’azienda di Verona e la “Vmc”, che ha sede nella provincia tarantina, appunto a Massafra.

Per questa ragione gli atti relativi a questo troncone dell’inchiesta furono trasmessi dalla procura veronese a quella tarantina, che ha iscritto tre persone sul registro degli indagati per il reato di adulterazione di sostanze alimentari. Sono Gaetano Guacci, 54 anni, di Lecce, amministratore della “Vmc” (Vini, mosti e concentrati), che rifornisce aziende del Nord che commercializzano vino da tavola in brik; Giovanni Caramia, 35 anni, rappresentante legale della “Enoagri Export srl”, che commercializza uva da tavola; eDonato Caramia, di 71 anni (padre di Giovanni), proprietario degli stabilimenti di Massafra dati in affitto alle due aziende. Entrambi gli opifici furono posti sotto sequestro il 31 gennaio scorso nell’ambito di un’inchiesta su una presunta adulterazione del vino prodotto con uva da tavola. Il 27 marzo, dopo che le indagini di laboratorio avevano accertato la presenza nel mosto di acqua, zucchero e saccarosio, il gip Pio Guarna, su richiesta del pm Luca Buccheri, dispose il sequestro preventivo dei due stabilimenti, la cui attività è tuttora paralizzata. Gli accertamenti tuttavia non si fermano nel territorio ionico. Personale del Corpo forestale dello Stato, su delega della procura tarantina, ha sequestrato in una quindicina di aziende sparse in tutta Italia campioni di partite di vino acquistate da “Enoagri” e “Vmc”.

Zucchero, quindi, e nessuna sostanza velenosa, come sottolinea per ora lo stesso procuratore di Taranto, Aldo Petrucci, rilevando che “nessuna sostanza cancerogena è stata riscontrata fino a questo momento” nei mosti sequestrati. Bisogna capire che cosa ci facevano nelle aziende visitate dagli inquirenti acidi e materiali vari che stavano vicino alle taniche di vino. Secondo alcuni, invece che versarli direttamente nel mosto, venivano usati per concimare il terreno. È su questo che la procura di Taranto chiede di fare luce.

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