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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

“Nel contratto matrimoniale assegnerò a mia figlia il feudo di Settesoli, di salme 644, cioè ettari 1680, come vogliono chiamarli oggi…terre di prima qualità ventilate e fresche”. Così Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, ricordando un feudo appartenuto alla famiglia del principe di Salina. La Cantina Settesoli viene fondata nel 1958, lo stesso anno di uscita del celebre romanzo, archetipo di “sicilianità”. Anni difficili, le uve erano materia prima anonima: venivano acquistate dagli industriali di Marsala oppure avviate in cisterne al nord.
Diego Planeta diventa presidente di Settesoli nel 1973 e la trasforma in pochi anni in una delle realtà di punta del Rinascimento enologico dell’isola. Settesoli fa 6500 ettari e 2300 soci, numeri importanti, ma qui la quantità si coniuga con la qualità, a partire dalla vigna. Dominano i vitigni tipici della fascia mediterranea: Grecanico e Grillo per i bianchi, Nero d’Avola per i rossi; poi gli internazionali Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah, che qui a Menfi danno risultati straordinari. Planeta ripete spesso che ‘il vino è storia e cultura. È radicamento nel territorio”.
Da questa filosofia nascono linee di livello medio e medio-alto (Mandrarossa), reperibili sugli scaffali della Gdo, che sono garanzia di acquisto intelligente per chi vuole bere bene tutti i giorni. Qui segnaliamo il nero d’Avola base, non troppo alcolico (13°), affinato in acciaio, perfetto da bere al terzo anno (ma ne dura 5). Fresco di profumi rossi, in bocca è morbido, con tannini vellutati. A un gran prezzo: solo 3,80 euro.
Nero d’Avola 2006 Settesoli, Igt Sicilia.
Info: www.cantinesettesoli.it

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