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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

“Genitori” di un filare di Barbera. E anche i Nomadi han detto sì ... Cento euro per adottare 20 metri di filare sulle colline tra Langhe e Monferrato. Se un intero patrimonio di vigneti storici rischia di essere lasciato ai cinghiali, la salvezza potrebbe partire da lì. L’assessore all’industria del comune di Castagnole delle Lanze, Marco Cortese, sa di non essere il primo e nemmeno l’unico. Altri ci stanno provando in Piemonte, Veneto, Toscana e Sicilia. Qualche settimana fa ha convinto I Nomadi, innamorati da sempre della Barbera e dell’impianto filosofico che sta dietro questo vino “femmina” robusto e ricco di personalità. In un mese le adozioni, anche multiple, sono state più di 500 (per aderire basta scaricare il modulo sul sito www.lanze.it).

Ma perché una terra con la vocazione vinicola è costretta a inventarsi questo salvagente?

“Perché gli ultimi tempi sono stati disastrosi. Lo scandalo del metanolo, la sovrapproduzione, le norme restrittive sul consumo di alcol. E adesso la crisi. La Barbera, un signor vino, si è ritrovata a essere dequalificata dai pregiudizi. Il rosso del pintone, della cisterna di plastica. I consumi sono crollati, il prezzo delle uve in 5 anni si è abbassato di oltre il 50%. Prima si vendeva a 7-8 euro al miriagrammo, oggi si arriva a 3 prendere o lasciare, ben al di sotto dei costi di produzione”.

E i viticoltori gettano la spugna.

“Sopravvive chi il vino lo produce anche, gli altri no. Molti sono giovani che hanno deciso di seguire le orme dei padri e dei nonni. Ma la passione non basta”.

E avete deciso di intervenire.

“L’idea era di fare diventare vinificatore il Comune stesso. Compriamo le uve a un prezzo remunerativo di 8 euro, o anche di più, chiediamo in cambio il rispetto di severe direttive tecniche. Penso al sacrificio di buttare a terra buona parte dei grappoli per garantire a quelli che rimangono il giusto grado alcolico. È l’unico modo per produrre un vino di alta qualità”.

Un buon vino bisogna poi saperlo vendere.

“E noi cerchiamo di vendere anche l’amore per il territorio. Ecco il progetto dell’adozione a distanza. Chiunque lo voglia può adottare una porzione minima da cento euro per venti metri di filare. Con quella quota si diventa genitori di un pezzo di vigna, che verrà lavorata dall’effettivo proprietario. La restituzione garantita è un minimo di 12 bottiglie per porzione. Più la personalizzazione dell’etichetta senza spesa aggiuntiva: nome e cognome dell’adottante e del vigneto e numero del filare. Più la fidelity card che garantisce sconti in alberghi, negozi e osterie della zona. Ma la parte migliore è che chi adotta ha il diritto di venire qui a vedere la sua vigna in qualsiasi momento. Lavorazione, vendemmia, vinificazione”.

L’idea è piaciuta.

“Tutto è iniziato quasi per scherzo a fine luglio ma i risultati sono andati oltre le aspettative. Hanno adottato da tutta Italia, anche da Sicilia e Sardegna, Emilia e Marche. Questo alla fine farà bene a tutti. Ai produttori di uva, al territorio ma anche alla Barbera, che deve uscire dalla bagarre del prodotto a basso prezzo perché è nobile e versatile, bevibile a un anno come a 6”.

Bella metafora della resistenza.

“Un modo per far capire che una soluzione oltre le lagnanze c’è sempre. La cosa straordinaria è chi adotta non domanda se le 12 bottiglie gli verranno spedite ma se davvero può venire a trovare il suo filare. Vogliono tornare all’infanzia, alla vendemmia dei nonni. Ecco, questo è lo spirito giusto”.

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