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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Viti nuove per un vino “giovane”. Il Chianti punta a rifarsi il look ... Oggi a Firenze gli “stati generali”. Obiettivo: più uva per ettaro... Più uva per ettaro, mossa controcorrente. Viti nuove per regalare ai giovani il piacere di bere moderno: ed è guerra al governo sui contributi. Squadra comune con i “fratelli”, Gallo Nero, Brunello e Nobile per la promozione. Alla faccia dell’immagine sbiadita: il Chianti - docg più vasta d’Italia, 15mila ettari, 100 milioni di bottiglie - fa sapere che è vivo più che mai. Lo fa il Consorzio Vino Chianti, che convoca per oggi al Palacongressi di Firenze gli “stati generali”, una convention dal titolo eloquente “Il valore del Chianti”: indagini di mercato, analisi, scenari, prospettive con docenti, esperti e politici, il presidente della Regione Enrico Rossi e il suo assessore all’agricoltura Gianni Salvadori. “Basta con lo sfuso venduto a prezzi più o meno bassi secondo gli umori del mercato per fare “poggio e buca”: la situazione è critica, si tratta di ripartire seriamente”, spiega Giovanni Busi, 51 anni, presidente del Consorzio “grande” dal luglio 2010 dopo quattro anni alla guida del Rufina.

Ripartire da cosa? Con quali idee?

“Dagli impianti, che sono troppo vecchi. E con le fallanze che ci sono, invece di 90 quintali di uva per ettaro ne danno 50, ma allo stesso costo. E il nostro vecchio Sangiovese non risponde più alla richiesta di vini profumati, morbidi e bevibili, per riconquistare soprattutto i giovani”.

È la tentazione di una fuga in avanti?

“Non sulla composizione, ma sulle rese. Non bastano i 90 quintali a ettaro con poche viti stracariche. Vogliamo aumentare, non è vero che meno produci meglio fai”.

La stada inversa del Gallo Nero e del Brunello...

“Ognuno fa la sua corsa. Ma loro sono ripartiti prima, siamo noi in ritardo con i reimpianti”.

Ma qual è il valore vero del Chianti oggi?

“È alto. Però ci apprezzano solo le fasce d’età più alte. È questo il primo gap da recuperare”.

Che senso ha però un solo nome per tanti vini così diversi?

“Ha senso, nel mondo si conosce il “Chianti”, e si sa che il Classico è solo una zona, benché di altissimo livello. Ma è indispensabile andare sul mercato con la forza dei numeri: sullo scaffale si fa pubblicità da sé”.

Perché non correre insieme, allora?

“La nostra casa è aperta. E bisogna fare sinergia, lo dico al Gallo Nero ma anche al Brunello e al Nobile, per andare insieme a fare promozione. Intanto con Fidi Toscana abbiamo un progetto comune per tutti, un pacchetto eccellente per impianti, stoccaggi, rinnovi tecnologici, ripristino di liquidità”.

E alla politica cosa chiedete?

“Intanto la Regione ci ha già portato dal 50 al 70% il contributo a fondo perduto per la promozione. Ma c’è la battaglia sul contibuto ai reimpianti: l’Europa riconosce un massimo del 50%, il governo è fermo a un tetto di 9.500 euro a ettaro, ma la Regione riconosce un costo di 40mila. Da 9.500 a 20mila c’è una bella differenza: qualcuno ci deve sostenere”.


Rosso in cifre

Ettari 1.500

Produzione 800mila ettolitri

Soci 2.500, di cui 700 produttori/imbottigliatori

Giro d’affari 250 milioni l’anno


Mercati:

1 Germania

2 Usa

3 Svizzera

4 Inghilterra

5 Giappone

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