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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

In vino veritas: non lo sappiamo vendere ... L’analisi... Evviva. Già avevamo la prima fiera del vino al mondo (il Vinitaly); adesso siamo anche primi al mondo nella produzione: 49,6 milioni di ettolitri contro i 46,2 dei cugini francesi. Qualcuno parla (e scrive) di “sorpasso storico, anche se Italia e Francia negli ultimi anni si sono spesso scambiate il testimone di miglior produttore. Il ministro Romano quasi si commuove e si lancia a dire che “siamo primi anche sul fronte della qualità”, il che va considerata una sbandata da eccessiva euforia. Da anni l’Italia è il primo paese esportatore di vino in volume ma la Francia lo è in valore. E i francesi, che esportano in volume il 50% in meno di noi, spuntano sui mercati esteri un prezzo medio per litro che è quasi 3 volte il nostro. Comunque il primato c’è, anche se qualcuno (e che qualcuno: parliamo di Angelo Gaja, una delle griffe italiane più famose al mondo) ripreso dal sito di Luciano Pignataro,
giornalista e wineblogger tra i più cliccati, taglia corto: “Non credo molto a questi dati”. E aggiunge: “E comunque non vogliono dire proprio nulla sullo stato di salute della nostra filiera. La verità è che dobbiamo imparare a vendere”. All’ultimo Vinitaly tenne banco un dibattito su export, consumi, mercato
interno. Discussione un po’ oziosa, disse un altro grande vigneron come Piero Antinori. Se i consumi interni si sono dimezzati in 30 anni, è ovvio che i produttori non sono contenti. Ma al tempo stesso se a tirare in questo momento è l’export, è lì che si devono concentrare le energie delle imprese. Quindi viviamo di export, la nostra grande valvola di sfogo. Finché tira, i primati reggono. Se solo si comincia a battere in testa, saremmo alla disperazione. La verità è che siamo strutturalmente eccedentari nella produzione di vino e che l’obiettivo dei produttori è fare qualità contenendo le rese. Perché se poi produci tanto, e il vino ti resta in cantina, sei costretto a svendere, come è successo negli ultimi anni anche nei territori blasonati. Nel 2010 non in una regione qualunque, ma in Piemonte, i produttori sono scesi in piazza per chiedere la distillazione di crisi per le cantine ingolfate da uve Nebbiolo. E l’Italia ha distillato qualche milione di ettolitri di vini di qualità con l’impegno a ridurre nella prossima campagna il 20% delle rese. “Diciamolo francamente - commenta Pignataro - questo dato statistico è privo di valore “politico”. Fossimo negli anni ‘70, fare quantità avrebbe avuto anche senso. Ma oggi le storie di successo del mondo del vino sono legate alla qualità e non alla quantità, e in particolare al rapporto qualità/prezzo di ogni bottiglia”. E sul web c’è già chi insinua: questo sorpasso è una mezza fregatura. “Non è che i francesi sono più furbetti di noi - scrive Angelo Peretti su internetgourmet.it - e per sostenere il prezzo dei loro vini hanno prodotto di meno apposta? Il dubbio viene”.

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