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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Toscana coast to coast. Nobili e borghesi, convivenze (possibili) delle Maremme ... Fasti e nefasti del “mare della gente solida”: pochi locali fashion e vie dello shopping ma tante tentazioni a tavola... C’eravamo lasciati, sette giorni fa, nel tramonto infuocato di Castiglioncello. Appuntamento a oggi, per la seconda tappa del nostro viaggio coast to coast lungo 400 chilometri di spiagge e scogliere, pinete solitarie e lungomari affollati, città animate e paesini silenziosi, fast food e buone tavole ruspanti, piazze buie e palcoscenici a cielo aperto. Seconda tappa, lunghissima. Seconda e ultima: anche stavolta, in un tempo infame. Promesso: non lo facciamo più. Non ci abbiano ad accusare che portiamo sfiga. Già, perché questa è la Toscana delle vacanze al tempo della crisi, che a colpi di contraddizioni e di singolari convivenze si fa più evidente nella discesa lungo quella che ormai si chiama tutta “Maremma”. Un po’ per colpa di mode imposte dalle carte patinate milanesi, sempre a caccia di un’etichetta “glam” da appioppare a destra e a manca in quello che via via sarà da marcare come mediatico territorio di conquista. Così, in una fine luglio da Mare del Nord - pazze alternanze di freddo e caldo, schiarite limpide e cieli imbronciati, pioggia battente e sole tropicale - le Spiagge Bianche della Solvay non si caricano di quell’irresistibile fascino da Tropici de noantri che le affolla anche in giornate climaticamente appena appena medie. Quanto basta, tuttavia, per un primo appunto sul notes: la gente, in queste Maldive nostrali, non deve mancare, se è vero che il vu’ cumprà molla il borsone per esporre quantità industriali di merce sui teloni deposti sulla rena. Ma non sono le vie dello shopping, della vita mondana, dei locali “in” quelle che ci accompagneranno da qui all’Ultima Spiaggia, giù al Chiarone di Capalbio, dove finisce la Toscana e comincia il Lazio. E dove scopri Marta, viso d’angelo valdostano, a passeggio sulla battigia in un tramonto un po’ uggiato dopo la cena malinconica al campeggio macrobiotico. E scopri pure che, tra il lusco e il brusco, l’affaccio in spiaggia è sport frequentato, il mare al chiar di luna ha un appeal irresistibile. Un po’ meno, pare, per l’intellighenzia radical chic che ha fatto la fortuna del borgo, e che sembra disertare, ma forse bisognerà aspettare agosto. E però in questo lembo di costa la crisi si vede, si tocca: a Porto Ercole, alle otto di sera, si entra tranquillamente in macchina fino al centro, perfino si parcheggia. Qualche tempo fa ti saresti fermato in coda quasi al bivio per Forte Stella. Sul Lungomare Andrea Doria qualche bel negozio ha chiuso la serranda, i ristoratori aspettano clienti a braccia conserte sull’uscio. Al Baretto, classico ritrovo di vip, l’ora dell’aperitivo è frequentata da onestissime, e divertite, facce qualunque. Ci sono, intendiamoci, anche i vip. Pochi all’Argentario, le presenze nelle ville nascoste sono segnalate con il contagocce. Pochi, e forse anch’essi celati, a Punta Ala: ombrelli e felpe sulle spalle raccontano che c’è poca voglia di spiaggia. Di più verso nord, a Bolghereaux: la Capitale Morale del Vigneto Toscana - non foss’altro per l’impatto sempre trionfale delle sue etichette - reclama ruolo di faro anche in questo avvio d’estate, tra lustrini di maxifestival e presenze aristocratiche, autoctone o d’importazione. Bolgheri è affollata, tirata a lucido. E traina, la “movida” enogastronomica fa calamita anche grazie a tavole illustri come quella stellata di Luciano Zazzeri, lo chef-pescatore, a Marina di Bibbona. E non è il solo, in questo tratto di mare: all’altro capo, al Pellicano di Porto Ercole, brilla l’altra stella, Antonio Guida. Ma cresce Raffaele Ciliberti, a San Vincenzo orfana di Fulvio Pierangelini. Lavora al Mariva, un altro segno dei tempi: locale fashion nel luogo dove il turismo si chiama da mezzo secolo Riva degli Etruschi, geniale intuizione del commendatore Ferruccio Lazzi, proprio quello delle autolinee, che acquistò il terreno lungo la via della Principessa dai Romanoff discendenti degli zar e ne fece un villaggio da duemila posti, con hotel di lusso, tutto nascosto in pineta...

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