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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Ora il governo tassa anche il “cibo spazzatura” ... Alcol, bibite gassate e patatine: rincaro da 2 a 50 centesimi. entrate per oltre 270 milioni ... Si chiama “Patto per la salute 2013-2015” e contiene tagli e “tasse di scopo” per 8 miliardi di euro sulla sanità. Con un occhio a quanto già succede nel resto d’Europa. Chi fa pagare i ticket sui ricoveri e chi li impone per le visite di medici di famiglia e specialisti. Chi “stringe” sui farmaci e chi fa pagare l’ambulanza. Chi taglia le esenzioni e chi tassa junk food e soft drink, cioè cibo e bevande “spazzatura”. Ecco il punto. Il nuovo tributo allo studio sui prodotti alimentari saturi di grasso e zuccheri e anche sull’alcol piace al ministro competente, Renato Balduzzi, e alle Regioni più che mai a rischio di sforamento dei bilanci. Ma le industrie del settore frenano, mentre il popolo dei consumatori-contribuenti italiani, secondo un sondaggio della Coldiretti, all’80% vedrebbe come il male minore l’eventuale balzello su merendine e “happy hour”.
Ai primi di marzo, si era parlato dell’ennesima novità in materia fiscale per la pubblicazione di uno studio a più mani sulla rivista ‘Igiene e sanità pubblica’, in cui gli autori - Grazia Labate, Isabella Mastrobuono, Giuseppe Sorbara e Daniela Visconti - fra l’altro citavano le scelte già operate in Paesi europei come Danimarca, Finlandia, Ungheria e Francia a proposito della tassazione di cibi e bevande “non politicamente corretti”. E Grazia Labate, ricercatrice in Economia sanitaria all’Università inglese di York ed ex sottosegretario alla Sanità nel governo Amato (2000-2001), è tornata sull’argomento nei giorni scorsi intervenendo a un convegno sulla dieta mediterranea promosso a Roma dal Lion’s Club.
Ben venga, dunque, la “junk fo- od tax”? Con cinquanta centesimi al litro sui superalcolici e 2,5 centesimi per ogni latrina di bibite gassate entrerebbero nelle casse dello Stato circa 270 milioni di euro. Ma nel ‘pacchetto’ dovrebbero rientrare anche i cibi ad alto contenuto di grassi, sui quali sono ancora in corso approfondimenti intorno a un tavolo tecnico predisposto dal ministero. “Una tassa di scopo, la proposi a luglio 2011, assieme a quelli sul fumo, a proposito dei costi del Servizio sanitario nazionale, guardando a cosa succede negli altri Paesi europei
- ha spiegato Grazia Labate - Giustamente non per fare cassa; o per avanzare odiose forme di copayment, ma per investire in primo luogo nella salute presente e futura”. Secondo l’esperta, questa potrebbe essere la leva per attivare un circuito virtuoso. “Come incentivo alla produzione e al consumo di cibi salutari, a partire da frutta e verdure - ha aggiunto - contemperando ed equilibrando l’incidenza dell’Iva sui prodotti alimentari e favorendo le forme imprenditoriali che di certo non mancano in un Paese come il nostro, culla della dieta mediterranea. Sarebbe ben strano che proprio noi non cogliessimo l’occasione, visti anche i dati su sovrappeso e obesità nei bambini”.

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