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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Made in Italy a tutto samba “In Brasile si può crescere” ... Le nostre aziende puntano sul Sudamerica ... Vietato considerarla un Eldorado, una terra promessa per chi sogna ricchi affari con poco sudore. Anche perché, come si sente dire a San Paolo, da imprenditori veterani dell’export, è vero che il Brasile vive “lo stesso boom dell’Italia negli anni Sessanta”, con tassi di crescita invidiati da mezzo mondo, però non è un mercato “per principianti”, anzi. “Questo è un Paese maturo, ricco di risorse, ha stabilità politica, ma la concorrenza è agguerrita, bisogna tenerne conto” avverte Sergio Pazzi, presidente della SSE Sino Sistemi Elettronici, realtà di Prato specializzata nei sistemi di controllo e ingegneria per impianti petroliferi e del gas, e che in Brasile ha un’unità operativa con 15 addetti. Lo racconta durante la missione economica promossa dal Governo che a maggio ha accompagnato nel gigante Sudamericano 230 piccole e medie aziende italiane con l’obiettivo di stringere legami istituzionali e imprenditoriali: chi è grande qui fa già da sé, come Fiat e Pirelli. Fulcro è stata San Paolo, prima porta d’accesso ai business di un Paese brillante: sesta economia mondiale, forziere di materie prime, macinatore di posti di lavoro, indaffarato nella organizzazione dei Mondiali di calcio 2014 delle Olimpiadi 2016. Insomma, una luce per chi è nel tunnel della crisi europea e opportunità per il Bel Paese grazie a un feeling speciale: su 193 milioni di abitanti, 25 sono oriundi italiani. Tutto semplice? Non proprio, chi investe viene trascinato dalla “voglia di fare” che si respira ovunque, ma deve superare ostacoli: un sistema fiscale fortemente stratificato, un costo del lavoro sempre in aumento, una burocrazia complicata e salati dazi all’importazione (a protezione delle produzioni locali, industria in primis) che arrivano fino all’80% del valore del prodotto. Soluzioni per aggirarli? Alleanze con imprese brasiliane, per assemblare o finire i beni sul posto, o l’apertura di stabilimenti, per lanciarsi poi in tutto il mercato sudamericano. Strategie dettagliate nei piani dei protagonisti della missione, da c a già radici, e vuole crescere, a chi cerca la scintilla per iniziare. Il Gruppo Ferretti, leader nella produzione di yacht di lusso, ad esempio, è qui da 20 anni:
esporta e produce in uno stabilimento con 600 dipendenti. “Questo è il Paese del presente e del futuro - dice Mauro Frattesi, il direttore industriale -, in particolare per il lusso. Un dato: il 15% dei 500 uomini più ricchi del mondo è composto da imprenditori brasiliani, c’è un bacino di clienti con grande disponibilità economica”. Altri piani per Fabrizio Barbieri, manager della Cooplegno, coop modenese che realizza porte: “Cerchiamo partner: se cresce l’export possiamo dare più lavoro in Italia”. Massimo Gonzi della azienda agricola Nottola di Montepulciano, in Toscana, vorrebbe stringere legami con distributori brasiliani per vendere vino, “nonostante gli alti dazi”, mentre e all’opera per aprire una sede operativa la Bottega dell’albergo, azienda marchigiana specializzata in linee cortesia per hotel, 180 dipendenti in Italia e 50 milioni di fatturato; operazione curata da Paolo Cecchetti: “Vogliamo sviluppare tutto il mercato dell’America Latina. I problemi? Burocrazia e dazi”, tanto per cambiare. E opportunità ci sono non solo per meccanica, legno, agroalimentare, moda, ma anche per il franchising - David Hassan della romana “7camicie” ha sul tavolo “molte richieste per aperture di negozi” e per la comunicazione, con Luca Barabino, fondatore della prima azienda del settore in Italia, reduce da un tour sudamericano e intenzionato a mettere piede qui, dopo Londra, New York, Bruxelles e Berlino: “L’obiettivo è accompagnare le aziende italiane jn questi mercati, ma anche di candidarci a promuovere le imprese brasiliane in Europa”.
E da tempo punta sul Sudamerica la romagnola Technogym, che ha una filiale: “Il Brasile si appresta ad ospitare eventi come i Mondiali 2014 e le Olimpiadi di Rio 2016: oltre agli investimenti per gli impianti sportivi, questi eventi traineranno lo sviluppo di grandi infrastrutture nel settore pubblico e privato e attrarranno i consumatori verso il mondo dello sport e del benessere”, ragiona Nerio Alessandri, presidente del colosso nella produzione di attrezzi e servizi per il wellness.

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