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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Scamarcio il bioagricoltore ... “Coltivo olivi, voglio una vigna e poi produco anche un film” ... “Io imprenditore agricolo? No, semmai coltivatore diretto. D’altronde fin da quando ero piccolo volevo fare l’attore o il contadino. E così ora li faccio tutti e due”. Sì, è proprio lui, Riccardo Scamarcio - l’idolo delle ragazzine e il sex-symbol del cinema italiano, da “La meglio gioventù” all’ultimo “Cosimo e Nicole” - che racconta la sua esperienza di agricoltore biologico agli scienziati, ai medici e ai ricercatori riuniti per due giorni alla Scuola Sant’Anna di Pisa per parlare di “nutraceutica2, la giovane disciplina che si occupa di approfondire gli effetti benefici di alcuni alimenti sulla nostra salute. Nell’Aula Magna arriva prima del previsto, un po’ in sordina, per evitare l’assalto delle fans, e quando si siede sul palco fa il timido. “Ma che ci faccio qui?”, si domanda, quasi scherzando. E oltre alla sua passione per la terra viene fuori anche quella per la filosofia, in particolare per Feuerbach, che ha “ripassato” la sera precedente davanti a un piatto di sane melanzane alla parmigiana offerte dal suo amico Vincenzo Lionetti, ricercatore del Cnr nonché uno degli organizzatori del convegno che proprio da una frase del filosofo tedesco ha preso il sottotitolo: “Noi siamo quello che mangiamo”.

Scamarcio: decine di film, fiction, e anche il teatro. Ha trovato anche il tempo per fare l’agricoltore?

In effetti sono un iperattivo. Comunque ad aiutarmi c’è Gennaro, che ha 70 anni ed è una forza

Che cosa coltiva?

Un pezzo di terra con un’oliveta in Puglia. Ormai da 5 o 6 anni ho un rapporto diretto con gli agricoltori, scoprendo cose molto interessanti.

Per esempio?

Che molti contadini hanno mantenuto un orticello dove i carciofi nascono piccoli e le pere un po’ storte, diverse dai prodotti perfetti che vengono dati ai commercianti dopo averli curati con “flaconi magici”.

Il suo orticello com’è?

Normale, niente prodotti chimici. Ovviamente ben venga la tecnologia. Lavorare nei campi è fatica vera e 1’ ausilio del macchinario è importante.

Tutto deve essere naturale, dunque?

Credo che ci sia un effetto terapeutico nel poter vivere tenendo conto della natura, bisogna riabituarci a considerarla al centro della nostra vita. Essere sempre connessi ad internet forse ci porta ad aumentare la velocità, fare una passeggiata in una oliveta ci restituisce la nostra parte emotiva, così come fare la salsa: è un rito, un momento di condivisione. Ha un valore metafisico.

Ma lei, con la vita che fa, riesce a mangiare sempre cose naturali?

Ovviamente no, ma cerco di migliorare. Aanche le rivoluzioni si fanno per gradi...

Artista e agricoltore: le scelte della sua vita le fa più col cuore che con la testa...

Con il cuore, sì. Ma anche la testa qualche volta deve funzionare

Il suo futuro, da artista e contadino?

A fine febbraio uscirà il primo film da me prodotto, “Miele”, con Carlo Cecchi e Jasmine Trinca, regia di Valeria Golino. Sull’altro versante prevedo una vigna. Voglio cominciare a fare il vino.

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