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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Vernaccia e Chianti, i padri del bio-distretto Dopo San Gimignano i produttori di Gaiole lanciano la sfida ... Il primo è stato Greve in Chianti, a luglio dell’anno scorso, sulla spinta dell’Unione Viticoltori di Panzano in Chianti, uno dei casi più eclatanti di compattezza e marketing del territorio nel Vieto Toscana. 20 aziende (dentro ci sono nomi come Fontodi, Castello di Rampolla, la Tenuta degli Dei di Roberto Cavalli, Casaloste), 500 ettari di vigne, 3 milioni di bottiglie, l’80 per cento dei terreni a conduzione biologica. Poi è toccato a San Gimignano, dove si sono inventati un marchio che sa di storia e cultura popolare, di simpatia, ma anche di perfetta sintesi: Proverbio, acronimo per Produttori Vernaccia Biologica, il 25 per cento dei 5 milioni di bottiglie prodotte. Dentro, oltre al vino, ci sono l’olio, il miele, lo zafferano che fece la ricchezza della “Manhattan del Trecento”. E ora parte un altro bel colosso del Chianti Classico, il territorio di Gaiole in Chianti, uno dei comuni storici del Gallo Nero: l’appuntamento è per sabato sera, una cena tra produttori. Anche qui, nomi tra i più belli del territorio, a partire da Badia a Coltibuono per ricordare poi San Giusto a Rentennano, la Rocca di Montegrossi di Marco Ricasoli Firidolfi, Palazzino, Riecine, insomma più o meno il gotha dei produttori gaiolesi. I vini, e in particolare due delle denominazioni più antiche e nobili (Vernaccia e Chianti Classico) sono gli antesignani, in Toscana, dei bio-distretti. La Toscana è sensibile al tema: un recente censimento del Coordinamento produttori biologici conta 6.200 aziende - non solo vignaioli, ovvio - convertite al bio, ma il numero è in crescita. Ma che cos’è il bio-distretto? E’ un’area in cui agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse,partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel bio-distretto - la cui costituzione è sancita da una delibera della giunta comunale, o di più sindaci compresi nel territorio - la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità al fine di raggiungere un pieno sviluppo delle proprie potenzialità economiche, sociali e culturali. A guidare la battaglia dei bio-distretti è l’assistenza tecnica della Spevis, Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile, sede legale a Gaiole, uffici operativi a Panzano. La mano tecnica della vicenda è quella di Ruggero Mazzilli, 55 anni, milanese con studi in Piemonte, da una dozzina d’anni in Chianti, da sempre sostenitore del bio: è lui che, tramite la Spevis fondata cinque anni fa con Amelia Perego, ha “convertito” al bio i vigneti di Panzano. A spiegare il valore aggiunto di un intero territorio convertito al bio è proprio Amelia Perego: “Intanto - dice - si creano importanti livelli di consapevolezza tra i cittadini: è bene che sappiano, ad esempio, che il 30 per cento del gas serra proviene da un’agricoltura convenzionale. Poi c’è l’aspetto economico, che non è secondario: se tutti lavorano con sistemi bio, le piante stanno meglio, sono meno suscettibili alle malattie, si spende meno per i trattamenti sistemici e per i fertilizzanti chimici, si crea qualche posto di lavoro in più. Senza contare la grande richiesta di un turismo sempre più attento alle condizioni di vita e di salute della terra”.

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