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La Nazione / Quotidiano Nazionale

l nome è di per sé già tutto un pro-gramma. Akènta, acronimo - contrazione del più bell’auspicio in lingua sarda: augurios a kent’annos in salude! e deo a los ontare... insomma, auguri di cent’anni in salute, e io a contarli. Nome che più propiziatorio non si può, per un vino che invecchia... in fondo al mare. A quaranta metri dal pelo dell’acqua più cristallina, sotto i costoni dell’area marina protetta di Capo Caccia - Isola Piana, proprio di fronte al parco di Porto Conte che ospita i filari in cui nasce questo fermentino destinato a diventare spumante, il primo che possa vantare l’intera filiera di prodotto e di processo in Sardegna. Ma di primati la Cantina Santa Maria La Palma - cooperativa per azioni con 300 soci e 700 ettari di vigneti per 4 milioni di bottiglie all’anno in 25 etichette - ne può vantare altri. Il primo bianco a entrare nella grande distribuzione con l’etichetta Aragosta. La prima cantina realizzata con tecniche talmente innovative da usare materie prime antichissime per l’isolamento: la “lana di mare” ottenuta da Posidonia spiaggiata (fibra di legno delle foreste marine del Mediterraneo) e la lana cruda delle pecore sarde. E una fierezza tutta sarda: qui “non ci sono conti o baroni o marches”, si legge sul sito, ma “tante famiglie di viticoltori e contadini” che “non avevano ricchezze di famiglia ma braccia forti, schiene dritte, passione, valori”. Quattro uve nelle viti: cannonau, vermentino, monica e cagnulari, più qualche chiazza di chardonnay e sauvignon blanc. Per fare, s’è detto, venticinque vini. Tra questi, lo spumante della svolta: Akènta. “L’idea fu quella di un prodotto locale, di Alghero”, racconta Eugenio Profili, direttore generale della Cantina. Si era nel 2011, Pesperimento sarebbe partito tre anni più tardi “con uno spumante tutto nostro, in cantina abbiamo realizzato gli impianti per la spumantizzazione”. Si parte con un gabbione da 700 bottiglie di spumante realizzato in autoclave, metodo charmat, “oggi - dice il direttore - la nostra cantina subacquea si compone di cinque cestoni, e c’è Akènta metodo charmat ma si comincia a lavorare anche con il metodo classico”. Che vantaggi ottiene il vino invecchiato in fondo al mare? “Si evolve sempre in maniera costante - dice Profili -, profumi e aromi si conservano grazie alla temperatura costante di 12 - 14 gradi, la pressione frena la spinta delle bolle verso l’esterno, si ottiene un perlage finissimo. Niente luce, niente scambiatori termici: ottimale”. E non è tutto. Akènta è diventato un eco - progetto, perché realizzato in sinergia con l’Area marina, il Parco e il Diving Blu Service di Alghero, e un evento spettacolare: Akènta Day, celebrato il 21 luglio, con l’elicottero che opera l’emersione della cantina in una cornice di barche, sub ed emozione. Come quella che ti dà la bottiglia, incrostata dal fouling e dagli organismi marini. Costa 48 euro, ma vuoi mettere.

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