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La Nazione

Salone del Vino - Il Brunello è il più amato dagli italiani ... E' la Toscana, insieme al Piemonte, la regina del vino italiano anche all'estero. Il dato emerge a Torino dove si è appena inaugurato il «Salone del Vino» promosso da LingottoFiere, al quale hanno aderito più di 800 aziende vitivinicole italiane, aperto esclusivamente agli operatori professionali (300mila inviti a ristoratori, gestori di wine bar, enoteche, esportatori e importatori, collezionisti, sommelier e opinionmakers). E la Toscana è presente in forze al Lingotto con oltre settanta aziende in vetrina: dal Consorzio del Brunello, a quello del Nobile di Montepulciano, a quello della Vernaccia di San Gimignano, ma anche la famiglia Antinori, con la Prunotto, azienda piemontese affidata alle cure della figlia Albiera e tre griffes consolidate dell'enologia toscana come la Tenuta del Terriccio, Castello di Ama e la Biondi Santi spa. Ed ancora fra le altre la chiantigiana Rocca delle Macie, il Chianti Geografico, la Tenuta Valdipiatta di Montepulciano. E poi tante altre cantine emergenti come la Fattoria di Poggio Gagliardo (Montescudaio), la Tenuta Sette Ponti di San Giustino Valdarno di proprietà di Antonio Moretti (industriale calzaturiero di Carshoe), la Fattoria Sammontana (Montelupo Fiorentino), la Tenuta dei fratelli Cima (Massa Carrara). Proprio queste new entry nel panorama enoico toscano danno rappresentanza ad alcuni terroir in forte ascesa come la Lunigiana per il Vermentino, le colline pisane con i nuovi blend di Sangiovese e vitigni alloctoni, come il Chianti dei Colli Fiorentini, che sta cercando di agganciare il trend favorevole a tutta la denominazione Chianti. Secondo la prima indagine congiunturale condotta su 200 enoteche e wine bar il Brunello di Montalcino è il vino più amato dagli italiani, seguito a ruota dal Chianti e dal Chianti Classico. Un momento magico per il vino italiano, ma in particolare per quello toscano. Anche se, come sostiene il presidente dell'Unione italiana vini Ezio Rivella, bisognerà d'ora in poi pensare di più al mercato interno per resistere al prevedibile calo di richieste, in particolare dagli Stati Uniti.

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