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La Nazione

Finanziaria: le Città del Vino: "l'Ici anche sulle case rurali" ... L'idea l'ha avuta Massimo Ferretti, sindaco di Montalcino. Ma è stata immediatamente «sposata» dalle «Città del vino» di cui è presidente il sindaco di Greve in Chianti, Paolo Saturnini. Ecco l'idea: far inserire nel collegato dell'attuale finanziaria, che fra poche ore riceverà l'approvazione definitiva del Parlamento, una «voce» per dare facoltà ai sindaci di estendere l'applicazione dell'Ici anche alle abitazioni rurali, finora esenti in tutte le zone agricole considerate svantaggiate (quasi i due terzi della provincia di Firenze, la metà all'incirca della Regione Toscana), di istituire una «tassa di soggiorno» aggiuntiva da applicare nelle strutture ricettive, di poter scegliere se applicare l'addizionale Irpef o l'addizionale Irpeg. Vino e agriturismo, quindi, sotto tiro. L'ipotesi di tassare con l'Ici i fabbricati rurali, che è stata esaminata dall'apposita commissione Senato e il cui esito potrà essere verificato solo a Finanziaria fatta, ha subito determinato una compatta levata di scudi da parte dell'Unione agricoltori di Firenze. Il presidente Bernardo Gondi e l'ex presidente Luca Giannozzi, nella assemblea annuale hanno «sparato» contro questa iniziativa che introdurrebbe nuovi oneri fiscali proprio quando si tende, invece, ad alleggerire la pressione fiscale per favorire la competitività. Gondi, in particolare, ha tenuto a sottolineare che, una volta aperta la strada da qualche sindaco più intraprendente o pieno di debiti, nessuna campagna si salverebbe dall'Ici sui fabbricati rurali. L'iniziativa delle «Città del vino» - spiegata in un documento ufficiale - nasce essenzialmente dall'esigenza di dotare i comuni di maggiori risorse da destinare ai servizi, senza per questo gravare troppo con le tasse sui residenti. Dove prendere allora queste risorse? Naturalmente dal vino, più in generale dall'agricoltura, possibilmente da quell'agriturismo che, almeno in Toscana, sta andando a mille anche in queste feste di Natale.
Le «Città del vino», guidate da Paolo Saturnini, partono dalla convinzione che esistono realtà dove l'agricoltura ha raggiunto livelli di sviluppo e di redditività talmente elevati da non giustificare più alcun tipo di defiscalizzazione. L'Ici sta creando una sperequazione imbarazzante fra i cittadini con pensionati che pagano questa tassa mentre produttori di vini pregiati, con radditi molti alti, ne sono esenti. Ecco, dunque, che l'Ici per così dire allargata ai produttori agricoli produrrebbe - dicono le «Città del vino» - entrate considerevoli da gestire a favore della collettività e una maggiore equità fiscale.
Dopo il vino, che dovunque in Toscana sta vivendo una buona «congiuntura», l'altro fenomeno emergente è l'agriturismo. Va forte? Prendiamoci qualche dividendo, questo il ragionamento dei sindaci. Da qui l'idea di una tassa di soggiorno aggiuntiva a carico dei turisti.

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