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La Nazione

Enrico Fossi, etichette dannunziane. Da imprwenditore tessile ad appassionato vinificatore ... Sulle etichette ha scritto frasi come «Niente dà niente», «Sempre vince chi più crede», o addirittura il «Memento audere semper» del Vate D'Annunzio. E ci ha messo insieme richiami forti, precisi, quando un portale stilizzato, quando la riproduzione dei quadri di impressionisti famosi. Richiami precisi, «il mio motto del resto si riassume in quattro parole: passione, qualità, coraggio, sperimentazione». Enrico Fossi, cinquantenne, ex imprenditore tessile, da una quindicina d'anni nel vino, «malato di monovitignite, autodidatta, con tanta voglia di sperimentare». In barba a chi non ama i suoi slogan piuttosto «forti», una strada che finalmente ha portato lontano. Già, perché un'aziendina da meno di cinquantamila bottiglie l'anno ha messo in fila i grandi blasoni, i Supertuscans, nelle graduatorie stilate dall'edizione '92 delle guide più importanti. Curioso: chi ha osannato i rossi non ha apprezzato troppo i bianchi, e viceversa. Già: la debuttante Guida dell'Espresso gli ha dato 18,5 (su 20) e l'ha messo sul gradino più alto in Toscana per il suo Syrah '99, seguito a 16,5 dal Malbec (sempre '99) e dal cabernet sauvignon Sassoforte (ma altre tre etichette viaggiano fra i 13,5 e i 14). Ma non degna i bianchi. Opinioni: e così Daniel Thomases dichiara che lo Chardonnay '98 di Fossi (bianco) è «il migliore d'Italia», lui sta con Veronelli che assegna 92 su 100 al pinot bianco Terra Antica e 90 allo chardonnay Primopreso. «Un'altra delle mie follie», racconta Fossi, «il 2000 l'ho fatto con uve raccolte l'11 agosto, e ha tredici gradi e mezzo». Tanto per gradire: il Syrah (quello di «Niente dà niente») passa i quattordici. Il mistero di Signa. L'azienda di Fossi sta su un poggiòlo, da un lato in lontananza il Montalbano, dall'altro fra i cipressi del cimitero s'intravede il Cupolone, chissà che a forza di respirare Leonardo, Brunelleschi, Dante e D'Annunzio... Ma la terra non basta, ci vuole il «manico». Fossi è uno che non sta mai fermo, la colonica entro un anno diventerà agriturismo, sotto il poggio è già pronto lo spazio per la cantina nuova, «e sarà ipertecnologica, su tre livelli, come quella di Coltibuono a Monti in Chianti». Dodicimila metri cubi per continuare a sperimentare, trovane un altro in Toscana che faccia questi Syrah e questi Malbec, «d'altra parte - spiega lui - intanto il Sangiovese (che faccio anch'io, si chiama Portico...) non ha raggiunto i livelli di evoluzione di questi grandi internazionali, e poi qui c'è il microclima adatto per valorizzare queste uve». Ma anche l'abnegazione, lo spirito di sacrificio. Fossi, ha messo in fila tutti i big... «Già, è una bella soddisfazione superare i maestri. Ma ci metto sempre del mio. E rischio».

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