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La Nazione

Chianti classico: boom delle vendite «I mercati premiano gli investimenti» ... Nelle settimane scorse il Chianti Classico ha raggiunto (e forse superato) il prezzo all'ingrosso di 439 Euro, 850.000 lire, al quintale. Una quotazione mai raggiunta prima. Il segno tangibile dello stato di grazia di questo vino, come d'altronde degli altri vini di punta di questa Toscana che contende al Piemonte la palma di migliore regione vitivinicola d'Italia, e non solo. Ma c'è fra gli addetti ai lavori chi vede proprio in queste quotazioni alcuni pericoli. Primo fra tutti quello di andare fuori mercato. Emanuela Stucchi Prinetti, presidente del Consorzio del marchio storico Chianti Classico, produttrice di ottimi prodotti ed esperta di marketing e di commercializzazione, una delle poche vere regine del vino, smentisce decisamente. Consulta gli appunti, consuntivo di un'annata splendida nonostante l'attentato alle Torri Gemelle che ha tenuto con il fiato sospeso – il 70% del Chianti Classico va all'export e gli americani sono diventati i migliori clienti, subito davanti ai tedeschi – sulle vendite di vino.

Buoni volumi di vendita, quotazioni ancora in rialzo. Ci sono allora buone prospettive per il business del vino. Almeno del Chianti Classico? «Sono del tutto ottimista. Ma il mio non è un ottimismo cieco ma ragionato. Abbiamo fatto grandi investimenti. Nelle vigne, dove il ciclo dei reimpianti dovrebbe concludersi entro due-tre anni, e nelle cantine. Se si sommano a questa terra che ha pochi eguali nel mondo per tante cose ma soprattutto per il vino, i risultati non potranno mancare. Come non mancano». Come sono andate le vendite nel 2001? «L'anno si è chiuso bene, nonostante i timori. Abbiamo venduto come nel 2000 che fu un anno eccezionale, da record. Negli Usa c'è stato un po' di calo dopo gli attentati. Ma è storia passata. La vita prende sempre il sopravvento. In questo gennaio a Manhattan abbiamo venduto il 30% in più dell'anno scorso. E gli Usa hanno superato sia pure di poco la Germania, diventando il primo mercato estero di sbocco del Chianti Classico. Anche in Germania, nonostante il momento sfavorevole, continuiamo ad andare forte. E poi sta crescendo alla grande il Canada» . Allora siamo proprio forti. «Certo. I vini toscani sono al top in Italia. E i vini italiani hanno già battuto la Francia. Grazie alla loro qualità e al nostro stile di vendita che salta l'intermediazione e si collega direttamente al mercato». Torniamo al Chianti Classico. C'è chi lo trova un po' troppo omologato. E' così? «Assaggi, assaggi le nostre anteprime della produzione 2001. Avrà grandi sorprese: campioni di alto livello ma soprattutto marcate differenziazioni che riflettono la varietà dei microclimi presenti nei nostri territori». Strada tutta in discesa, allora, per il Chianti Classico? «Magari, abbiamo un sacco di sfide da vincere. Il problema più grosso è di riuscire a mantenere la nostra identità senza farsi corrompere dal mercato globale. L'importante è crederci, scommetterci, metterci passione e l'anima. Come stiamo facendo».

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