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La Nazione

Il business Maremma: molte grandi aziende investono nella nuova terra promessa. Ecco perchè ... Il cavalier Luigi Cecchi ne aveva fatto sulle prime una questione d'affetto. Qualche decennio dopo, i "golden boys" della
cantina hanno invece fiutato soprattutto l'affare. Business Maremma: segreto
di Pulcinella, ormai, ma la nuova Terra Promessa del vino ha ancora tante
carte in serbo. Tante sorprese. «Lavoriamo sull'alicante», rivela Francesco
Mazzei, che da Fonterutoli ha ampliato l'orizzonte e nel '97 ha acquistato
l'azienda di Belguardo, che tra poco uscirà sul mercato con il suo rosso
2000, uvaggio cabernet-merlot-sangiovese. «Una terra da favola per il Petit
Verdot e il Cabernet Sauvignon, tanto per fare un esempio», gli fa eco
Niccolò D'Afflitto, enologo di casa Frescobaldi, due aziende, una delle
quali in ormai famosa joint-venture con i californiani Mondavi.
Non solo Morellino, dunque, nella Terra Promessa. Anche se sarà proprio il
Morellino uno dei prossimi fiori all'occhiello: per il rosso di Scansano,
infatti, è in arrivo la Docg. «Ma stiamo puntando seriamente a una Igt
Maremma Toscana», annuncia l'assessore all'agricoltura della provincia di
Grosseto, Alessandro Pacciani. Una nuova denominazione, che si affianchi
alle otto esistenti: Parrina, Morellino di Scansano, Sovana, Capalbio, i
super-emergenti Monteregio e Montecucco, gli storici Bianco di Pitigliano e
Ansonica dell'Argentario. Bianchi. «Non dimentichiamo - nota Pacciani - che
sono i bianchi la storia vera della nostra viticoltura, le grandi novità
sono arrivate con gli anni Ottanta-Novanta, con le aziende di successo e gli
enologi di fama, come Tachis e Cotarella». Tanto che oggi il Morellino con i
suoi 1400 ettari ha gli albi già chiusi, «ma per il resto - aggiunge
Pacciani - c'è ancora spazio per crescere». A prezzi che salgono ma restano
ancora contenuti, la zona di Montecucco costa dai 3 ai 20 milioni di vecchie
lire l'ettaro, il Morellino tra 40 e 50. Per fare un raffronto, in
Valpolicella i campi da vigna si pagano 3-400 milioni l'ettaro. «La Maremma
è interessante perché i prezzi di produzione sono ancora bassi»,
suggeriscono quasi in coro Mazzei e D'Afflitto: quest'ultimo punta però
l'accento sull'imprtanza delle tecniche e dell'irrigazione. E Pacciani
sorttolinea un altro aspetto di rilievo. «Le donne, i giovani. Il futuro
della Maremma agricola è in mano a loro, lo dicono già i numeri, tre aziende
su dieci sono condotte da donne» (arretrato "La Nazione" del 29 settembre 2002)

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