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La Nazione

Vinitaly: il bomber Paolo Rossi firmerà vino e olio di un'azienda comprata a Bucine ... L'orgoglio dei premi. Di contro, qualche coda di stizza perché questo Vinitaly qualche sgarbo agli espositori continua a farlo; e poi la preoccupazione per i prezzi che crescono. Un coro a più voci per la Toscana del vino presente come sempre in massa alla kermesse veronese (che mostra qualche segno di stanchezza, o magari paga il momento internazionale, la concomitanza del Wswa, la “gemella” sul mercato Usa, e l'accavallarsi di fiere tra Duesseldorf, Londra, Bordeaux), e come sempre protagonista. Nel bene, ovvio: c'è Banfi che per il decimo anno strappa il Premio per nazioni; c'è la presidente del Chianti classico, Stucchi Prinetti, che per Badia a Coltibuono si becca la medaglia di Cangrande della Scala come «benemerito della viticoltura italiana»; c'è Zonin, che nasce veneto ma ormai è tanto toscano per impegno e vocazione, che si divide con la californiana Kendall Jackson il Premio Internazionale 2003. E non va meno bene sull'olio, è aperto per la nona volta Sol, il salone di settore, e il Sol d'oro nella categoria “fruttato leggero” va alla fattoria Santa Vittoria di Foiano della Chiana, mentre il dop Chianti classico Villa Branca di Mercatale val di Pesa merita un diploma di gran menzione.
Primo giorno subito con un annuncio che fa notizia: Paolo Rossi, l'ex stella della Nazionale abbraccia l'agricoltura di alta qualità. Ha acquistato in Toscana, in provincia di Arezzo, un'azienda agricola di 60 ettari, «Poggio Cennina» a Bucine in Val d'Ambra insieme a Luigi Pelaggi, di cui 5 ettari già coltivati a vigneto per la produzione di Chianti e destinati a salire a 15 ettari nei prossimi anni. «Cercheremo di fare un investimento in abbinamento con una grande azienda», ha spiegato l'ex goleador. Nella stessa tenuta Rossi produrrà anche olio.
Primo giorno e commenti alterni: felice Sergio Zingarelli di Rocca delle Macie, che riceve l'inattesa visita del ministro Alemanno; cauto sulle affluenze Francesco Ricasoli; euforico invece Enrico Viglierchio direttore di Banfi, «finalmente si vede gente qualificata», lui è contento che Veronafiere abbia alzato a 30 euro il biglietto per frenare l'assalto del “pubblico da osteria”: ma intanto «è cresciuto dell'80%, da 10 a 18 euro anche il biglietto degli espositori e questo ci mette in difficoltà», commenta Vasco Grassi della Fattoria del Buonamico di Montecarlo. Sullo sfondo i prezzi alti. «Sono preoccupato, perché aumentano i concorrenti: Usa, Cile e Australia... Bisogna alzare le antenne», dice l'assessore regionale all'Agricoltura Tito Barbini. Che una sua ricetta la propone: «Livelli anche più alti, se possibile, ma soprattutto politica dei prezzi più attenta ai mercati».

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