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La Nazione

"Fare sistema per tagliare i costi del vino" ... La fase critica che ha investito il mondo del vino per una singolare concomitanza di fattori negativi non fa certamente piacere, ma non ha colto di sorpresa le aziende più strutturate e più preparate dal punto di vista produttivo, commerciale e da quello storico-culturale, abituate, da decine o addirittura da centinaia di anni, a misurarsi con i corsi e i ricorsi del mercato ed a trovare, sempre e comunque, le giuste risposte. Secondo Francesco Mazzei - alla guida insieme al fratello Filippo del Castello di Fonterutoli, una delle griffe più prestigiose del Chianti Classico che, dal lontano 1435, lega il proprio nome al vino di grande qualità e da anni si posiziona in cima alle classifiche delle principali guide italiane e della critica estera - non è ipotizzabile né utile per il vino italiano la soluzione di una “guerra dei prezzi”, alla quale sembrano ricorrere negli ultimi tempi alcuni produttori.
“La rincorsa ai ribassi non è pensabile e ci vedrebbe sempre e comunque sconfitti in un’arena mondiale in cui gli avversari non sono limitati e condizionati come noi da regole, lacci e adempimenti burocratici. In una guerra di questo tipo, poi, non solo l’Italia, ma tutta l’Europa del vino, sarebbe perdente. I prezzi vanno gestiti con intelligenza e sensibilità, intervenendo semmai sul fronte dei costi”.
Anche se stavolta, tuttavia, non è facile sottrarsi alla tenaglia formata da un’economia mondiale che viaggia a passo di lumaca e che comprime i consumi, anche e soprattutto in Italia e in Europa; da un rapporto euro-dollaro fortemente punitivo per i nostri prodotti; da una concorrenza internazionale sempre più aggressiva specialmente sul versante dei prezzi, organizzata, determinata e dotata di linee strategiche uniformi e condivise. “Contro tutto questo - continua Francesco Mazzei - noi dobbiamo contrapporre la grande qualità dei nostri vini, costantemente e stabilmente ai primi posti in tutte le classifiche mondiali; un terroir con pochi uguali nel mondo, fatto di castelli e fattorie, pievi e borghi, in mirabile equilibrio con vigneti, oliveti, boschi e campi, storicamente disegnati dalla mano dell’uomo, che rappresenta insieme alla secolare esperienza il vero e proprio valore aggiunto dei nostri prodotti”.
“E’ su questi elementi - dice ancora Mazzei - che occorre rilanciare, investendo sì a livello di singola impresa o di territorio, ma soprattutto di Regione e di Paese, per sostenere l’immagine e la diffusione del vino italiano sul mercato globale. Un compito che obbliga le migliaia e migliaia di aziende nazionali ad unire sforzi ed intenti per doppiare il passaggio delicato di questa ormai lunga fase di mercato, e chiama in causa a maggior ragione Governo, enti ed istituzioni economiche per sostenere ed affermare ulteriormente questo vitale e “nobile” settore del made in Italy, fonte di sviluppo e di equilibrio per le nostre campagne”.
“C’è la necessità in questo contesto - sottolinea Francesco Mazzei - di “fare sistema” mettendosi insieme per dare vita ad accordi per gli acquisti e per la distribuzione, che consentano un importante taglio dei costi, una massa critica sufficiente, un’offerta ricca ed articolata per tipologie di prodotto. Non certo colossi o giganti, peraltro estranei alla parcellizzata storia imprenditoriale del vino italiano, ma, da una parte, veri e propri gruppi di acquisto capaci di strappare il prezzo migliore su “argomenti” fondamentali come tappi, bottiglie ed imballaggi e, dall’altra, la costituzione di alleanze tra griffes che condividono la stessa filosofia di azione, per promuovere così una distribuzione più efficace e capillare dei rispettivi vini”.

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