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La Nazione

Antinori scopre i sassi che fanno più buono il suo Tignanello. La festa per i 30 anni del primo Supertuscan. “La crisi? Non ci fa paura” Aziende in mezzo mondo: dal Cile al Kirgizistan … Trent’anni in una settimana: il 24 settembre le trenta candeline del Tignanello, il primo vero Supertuscan perché di concezione ancora toscana. Di contro, il 1 ottobre la prima bottiglia di Franciacorta spumante riserva. Trent’anni e due generazioni di una dinasty del vino, protagoniste di due ere enologiche distanti anni luce. Piero Antinori e le sue figlie Albiera, Allegra, Alessia: in mezzo una bottiglia di Tignanello, il capostipite del rinascimento del vino italiano. Trent’anni dopo la prima bottiglia, stappata nel ’74, Piero Antinori e le sue figlie - una galassia del vino che ha radici nel Chianti, in Umbria e in maremma, a Cortona e in Cile, in Puglia e in California, a Bolgheri e in Ungheria, a Malta e in Franciacorta, in Piemonte e perfino in Kirgizistan dove insegnano ai giovani locali a coltivare la vite - hanno radunato un centinaio di amici, vip e addetti ai lavori, per fare festa.
Una combattuta “caccia al tesoro” tra le vigne e le cantine, una gustosa cena in villa per regalare l’assaggio in anteprima del Tignanello 2001. E raccontare la strada di un successo che trasvola i cinque centimetri, ma non si ferma, non si culla sugli allori. Anzi, sperimenta. Piero Antinori, con i suoi tecnici e qualche professore universitario, ha avuto un’idea geniale per migliorare il ciclo di vegetazione delle piante via via che il vigneto Tignanello - 51 ettari a seimila piante per ettaro di sangiovese e Cabernet nelle due versioni Sauvignon e Franc - si rinnova. Geniale e semplicissima: a 400 metri sul mare il sangiovese - oggi l’80% del blend Tignanello, con il 20% spartito tra i due Cabernet - matura più tardi, e mantiene qualche asprezza. Ci vuole più caldo, e più luce. Come fare? “I sassi di alberese - spiega il marchese Antinori - che prima si portavano via ora si frantumano e si sistemano in andane lungo i filari. Con il sole, riflettono calore e luce sulle piante, migliorano la maturazione dei fenoli, poi drenano meglio il terreno e bloccano le erbe infestanti”. L’uovo di Colombo. “Come, del resto, tutta la vita del Tignanello “la fine degli anni Sessanta - ricorda Piero Antinori - era un momento drammatico per il vino italiano e toscano. Con Giacomo Tachis “profeta” del sangiovese e con il professor Emile Peynaud di Bordeaux, un vero grande dell’enologia, si cercò di tirar fuori dal cilindro un’idea per invertire i trend. E la scintilla fu il Tignanello. Un vino nuovo ma nel solco della tradizione (era già uscito il Sassicaia che però era una appendice di Bordeaux in Toscana). Basato sul Sangiovese (il Cabernet è arrivato poco dopo) che poi ha introdotto per primo la fermentazione maiolattica in barrique. Cioè l’eleganza, la classe. “E’ la nostra bandiera, e la svolta del vigneto Toscana”, sorride Piero Antinori. Non lo spaventa la crisi: la galassia Antinori ha in cantiere investimenti - nuove cantine, nuovi centri direzionali - per 110 milioni di euro, in pratica il fatturato di un anno. “Dobbiamo - dice Antinori rivedere i prezzi, far fronte una competizione spietata continuare sulla via della qualità. Finito questo programma, me ne andrò tranquillo in pensione. A riflettere un po’ serenamente.

L’ultima creatura di Antinori è lo spumante riserva Franciacorta.

La dynasty: tre figlie, tre managerBR>
Sono un padre fortunato, ammette Piero Antinori. Padre di tre figlie tutte impegnate nell’azienda. Insieme a seguire Montenisa, in Franciacorta tra pochi giorni un’altra emozione, la prima bottiglia di bollicine riserva. Poi, ognuna con i propri compiti Albera, la più grande sposata con Giovanni Rimbotti, si occupa dell’immagine, del packaging, delle strategie sui vini e nella fattorie, del restauro degli immobili, in più cura personalmente l’azienda di Prunotto in Piemonte e il progetto umanitario in Kirgizistan. Allegra, la seconda, coniugata con Fabio Guarducci, segue i progetti alimentari. ristoranti a Firenze e Badia a Passignano, Zurigo, Vienna, Mosca; allevamento di maiali di Cinta Senese e polli ruspanti alla Macchia del Bruciato di Bolgheri. Alessia, la più piccola, è l’enologa di casa, segue Montenisa e tutte le presentazioni in giro per il mondo.

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