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La Nazione

Toscana e Umbria al Salone del Lingotto ... Qualche buona bottiglia in più, purchè non costi troppo. Sorpresa. Mentre si stappano le prime bottiglie di novello 2004, e si guardano i listini dei prezzi all’origine del vino di massa che scivolano sotto la barriera psicologica dei 2 euro/ettogrado, si scopre che gli italiani stanno riprendendo a bere vino, anche perché i consumi sono arrivati al flat, cioè a terra, al minimo. Quindi non possono che risalire. Se si riscopre il piacere di un buon bicchiere, però l’attenzione al prezzo è spasmodica. Il vino sfuso non va più, però il consumatore cerca le bottiglie di medio livello (vini da tavola o Igt) e tende a snobbare (per una questione di prezzo) i top del mercato cioè le bottiglie Doc ma soprattutto le Docg.
Tendenze in chiaroscuro quelle che salutano il quarto Salone del vino di Torino che aprirà domenica prossima 14 novembre al Lingotto. Gian Primo Quagliano, direttore dell’Osservatorio del Salone, anticipa i risultati di una indagine sulle tendenze del mercato. Così si scopre che la Grande distribuzione è tutt’altro che pessimista sull’evoluzione dei consumi mentre le enoteche segnalano che il prezzo è ormai l’elemento decisivo nelle decisioni di acquisto. Gli acquisti di vino delle famiglie sono calati del 7,2% nel 2001, del 4% nel 2002 e dell’1% nel 2003, mentre nel primo semestre 2004 la contrazione è stata soltanto dello 0,1% e vi è la possibilità di un recupero nel secondo semestre 2004 che, per la prima volta negli ultimi 4 anni, ridarebbe un timido segno ‘più’ alle quantità di vino acquistato. I consumi pro capite, inesorabilmente scesi a 48-49 litri (dimezzati rispetto al 1975), stanno lentamente risalendo e potrebbero attestarsi nel 2004 di nuovo attorno ai 50 litri. Magre consolazioni? Forse, ma in un mercato che sembrava destinato ad un inesorabile declino, anche una piccola inversione di tendenza fa bene al cuore. “Il consumatore quindi ha smesso di ridurre le quantità - sintetizza Quagliano - ma è sempre più attento al rapporto qualità-prezzo”.
Da Toscana e Umbria molte aziende leader saliranno a Torino: Rocca delle Macie, Biondi Santi, Col d'Orcia, Il Poggione, Castello del Terriccio, Caprai. Ci sarà poi la SaiAgricola, con le sue aziende: l'umbra Colpetrone e le toscane Fattoria del Cerro e La Poderina.
Il Salone torinese torna per la quarta volta in un anno molto affollato di rassegne vinicole, tra cui il Miwine milanese, decollato tra non pochi problemi. Meno espositori, spazi più ridotti, visitatori in contrazione: al Lingotto prevedono bilanci più magri però il gruppo bolognese guidato da Alfredo Cazzola continua a scommettere sul settore. Anzi, scende a Roma il 27-28 novembre per una grande degustazione alla Città del Gusto di tutte le bottiglie che sono state presentate sotto la Mole. “Un grande evento per il vino di qualità nella piazza commerciale e mediatica più importante d’Italia”, dicono gli uomini di Cazzola. Ma anche l’apertura di una finestra sulla capitale dove l’imprenditore bolognese è sbarcato acquistando il 50% della società che gestirà la nuova fiera capitolina. E c’è già chi scommette su un nuovo salone del vino dedicato al Centro-Sud all’ombra del Colosseo.

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