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La Nazione

A Castellina in Chianti torna il profumo del vino di «governo». La tradizione dei mezzadri a primavera ... E’ fresco, pronto, profumato. Ma non è novello. Non ci sono procedimenti forzati. Anzi, è il vino “come quello di una volta”. Il vino fresco “di governo”: quello che si beveva dal fiasco, a primavera. Il primo insomma perché se non ci fosse stato il geniaccio dei contadini, l’ingegno aguzzato dal bisogno, il vino avrebbe fatto la sua fermentazione, la malolattica, la seconda, definitiva, solo con il caldo dell’estate. E invece il “governo”, non si pigiava tutta insieme l’uva vendemmiata, una parte si lasciava appassire subito dopo la svinatura.
Uva che acquistava un superiore grado zuccherino, e che immessa nel vino accelerava la fermentazione. «Si doveva venderlo a primavera e mettere insieme poche lire per comprare un paio di scarpe o una giacchetta per l’inverno»: è il racconto di Nanni Gori, che era mezzadro e primo cantiniere al Castellare di Castellina in Chianti. L’azienda dell’editore Paolo Panerai, che fa i rossi. I Sodi di San Niccolò, il Coniale e Poggio ai Merli e qualche ottimo bianco. E ora il Governo: da domani in enoteca, a otto-dieci euro. Per tutte le tasche e per tutti i gusti, anche da pesce, anche da frigo. E per tenere viva la tradizione e l’identità del Chianti.

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