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La Nazione

Vino, la Toscana brilla, il Piemonte di più ... Il migliore di tutti, un Barolo del 2001 che costa 200 euro a bottiglia, stavolta non è un toscano. Già. Maledetto 2002, stagione delle grandi piogge che hanno affogato il Vigneto Toscana. E maledetto 2003, con quel caldo sahariano che ha "caricato" troppo l’uva. Contro il Piemonte, che invece manda in campo la formazione migliore, quella del 2001, non c’è partita. Nell’olimpo delle eccellenze finisce 48-24, un disastro rispetto ai risultati dell’anno passato, secondo una delle "bibbie" del settore, la Guida Vini d’Italia 2006 de L’Espresso, presentata ieri alla ex Stazione Leopolda in uno sfavillante cocktail di moda, vino & arte (delizioso il montaggio Assaggi filmici del greco Dimitris Kozaris, spezzoni vinosi da Totò a Sideways) "shakerato" in tandem con Pitti Immagine. Un verdetto spietato, e d’altra parte condiviso: sarà così, si legge nelle anticipazioni, anche tra i "tre bicchieri" dispensati dalla Guida del Gambero Rosso & Slow Food che vedrà la luce al Salone del Vino di patron Alfredo Cazzola, al Lingotto di Torino dal 27 al 30.
In edicola da oggi a 20 euro, alla quinta edizione, 16mila vini assaggiati di cui quasi 9mila selezionati per 2mila produttori proposti, la Guida "rivaluta" comunque la Toscana delle aziende. Un pianeta vivo, insomma: delle dodici "tre stelle" appioppate, cinque brillano in Toscana, proprio come in Piemonte, ed è pareggio, 14 a 14, anche tra le "due stelle": al top ci sono i grandi di Bolgheri, Ornellaia e San Guido (dove si fa il Sassicaia), Siro Pacenti per Montalcino, Poliziano per Montepulciano, Ama per il Chianti Classico. Tra i grandi rossi, regge la ruota nel gruppo dei 19/20 solo ilCepparello di Isole e Olena, e nella pattuglia dei 18,5 - dove la sfilza dei Barolo è impressionante - si fanno luce il Brunello 2000 (annata che alla fine non ha confermato le grandi attese) di Pacenti, il Chianti Classico La Casuccia 2001 di Ama, il fascinoso Caberlot (un 2002!) del Carnasciale, in Valdarno. Cinque bottiglie a un vino misterioso, il Broncone: un Sangiovese raccolto in Toscana, ma l’azienda, La Fucina di Leonardo, è di Bologna e come core business non fa vino né vigne. Onore al merito, infine, per lo Chardonnay del Castello di Monsanto e per l’Ansonica "Bugia" di Bibi Graetz da Fiesole, toscani da sballo anche tra i bianchi. Mai dire mai.

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