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La Nazione

E il vino torna a brindare... Riecco l’alba. Dopo due anni di buio profondo il vino toscano – ma, più in generale, quello italiano – vede la fine del tunnel di una crisi fatta di vendite in calo ma soprattutto a prezzi di saldo. I dati di fine 2005 e di questi primi due mesi del 2006 potrebbero apparire addirittura trionfali se non si dovessero confrontare con una situazione precedente e, sul versante della remunerazione per il produttore, con prezzi sì in ripresa ma ancora . In definitiva: le vendite sono in buona risalita ma relativamente su un mercato domestico e internazionale dove – e il dato è ormai assodato e strutturale – la concorrenza è sempre più ampia e insidiosa. E’ questo il di due appuntamenti di peso in programma ieri a Firenze: il primo, in provincia, dove, sotto il patrocinio del presidente Matteo Renzi, Coldiretti toscana, con la presidente Alessandra Lucci, e Symbola, la Fondazione per la qualità italiana guidata da Ermete Realacci, hanno celebrato il rinascimento del vino toscano a vent’anni dallo scandalo del metanolo, la grave sofisticazione che lasciò sul terreno 19 morti. La seconda: l’appuntamento annuale del Chianti Classico con la stampa di tutto il mondo dove il presidente del consorzio VittorioPozzesi e il direttore Beppe Liberatore hanno fatto, presente l’assessore regionale all’agricoltura Susanna Cenni, il punto della situazione e presentato l’annata del Gallo Nero che andrà sul mercato. A fine settimana sarà la volta del Nobile di Montepulciano e del Brunello a muoversi sullo stesso binario. Fin d’ora, tuttavia, il Brunello ha fatto sapere di godere di ottima salute. L’anno scorso, infatti, il business ha superato i 143 milioni di euro realizzando, inoltre, una performance di assoluto rispetto: una bottiglia su quattro è stata bevuta negli Stati Uniti che da soli assorbono il 25 per cento dell’export complessivo.
Clima, dunque, profondamente cambiato nel mondo del vino. Realacci e la Lucci lo spiegano, anche e soprattutto, con la capacità dei vignaioli toscani di fare qualità. In Regione si produce meno vino – dai 3,7 milioni di 20 anni addietro si è scesi a 2,5-2,8 di oggi – ma sicuramente migliore. Oltre il 61 per cento del prodotto toscano è Doc o Docg – a Firenze addirittura il 78 per cento, a Siena il 63, a Arezzo il 60, a Prato il 58 per cento – mentre anche i vini da tavola, con 5 Igt e con i Supertuscan di fama mondiale, contribuiscono a rendere qualitativamente superiore l’offerta regionale.
Quanto al Chianti Classico, le vendite sono cresciute del 30 per cento sul 2004 e ancora intorno al 30 per cento nel gennaio scorso sull’analogo mese del 2005. I dati di febbraio stanno confermando il trend, tanto che ormai si può parlare di una situazione consolidata. Anche i prezzi si stanno muovendo dal in cui erano caduti. Lo sfuso – ha detto Pozzesi, sottolineando che dopo due anni di – ha quotato nel gennaio scorso il 23 per cento in più dello stesso mese del 2005. E Susanna Cenni ha messo ulteriore benzina nelle rinnovate speranze del Gallo Nero annunciando l’avvio per le prossime settimane di una raffinata campagna di comunicazione supportata dalla Regione. (arretrato del 22 febbraio 2006)

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