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La Nazione

Ecco Cericò, il primo rosso delle cinque terre ... L’idea ce la messa otto anni fa Franco Bonanini, “rustico” presidente che del Parco 5 Terre ha fatto un’azienda: per salvare i vigneti appesi sul mare tra Riomaggiore e Monterosso si è inventato le adozioni. La passione ecologica è quella di Riccardo Canesi, ex deputato ambientalista, capo della segreteria del ministro Ronchi che per il ministero si ritrovò nel Parco e fu il primo a diventare “padre” di un vigneto abbandonato. Quella enologica è di Walter De Battè, il creatore dello Sciacchetrà più famoso al mondo regalato dal presidente Berlusconi all’amico Putin. La managerialità che serviva è di Pier Francesco Donati, spedizioniere del porto di Carrara.
Gli ingredienti per quattro anni si sono amalgamati sotto il sole, i primi frutti li hanno mangiati i cinghiali, quelli buoni dalla vendemmia del 2004 per un anno e mezzo hanno decantato nelle botti, e qualche mese fa sono finiti a riempire le prime bottiglie: 400 in tutto. E’ nato così il primo vino rosso delle Cinque Terre tra tanti figli bianchi di questo territorio straordinario e impietoso. Rosso come la passione che i tre hanno riversato nella società “Prima Terra” creata nel 2003, come il sangue che questo patrimonio dell’umanità chiede a chiunque voglia estrarne il “succo”.
Si chiama Cericò, con la cediglia, dal boschetto di cerri poco distante al vigneto adottato. Nei 3500 metri quadrati tra il colle del Telegrafo e il medievale Santuario di Montenegro hanno costruito 150 metri di muretti a secco, piantato cinquemila nuovi vitigni, steso quattro chilometri di rete per proteggerli dagli uccelli. Hanno impiantato Grenache e Sirah, vitigni tipici di altre zone del mediterraneo. Si cerca così d’invertire la tendenza dell’ultimo secolo che ha portato alla scomparsa di 9 decimi della superficie coltivata a vite. Così ai vigneti sul mare se ne sono aggiunti altri, in Val di Vara, Val di Magra e sulle colline toscane del Candia. Oggi gli ettari coltivati dal trio di eroici vignaioli sono quattro ettari, tra Riomaggiore, Vernazza, Bugnato, Santo Stefano e Carrara. Poi i tre sono diventati tanti, riuniti nell’Associazione dei Piccoli Vignaioli delle Cinque Terre Onlus.
Chiedono aiuto a “qualsiasi cittadino del mondo che ami le Cinque Terre e voglia contribuire a preservarle”, chiedono divenire a trovarli “in punta di piedi, con silenzio e rispetto come in un luogo di culto”. Ora possono aiutarli con una semplice firma sulla dichiarazione dei redditi per versare alla Onlus dei vignaioli il 5 per mille dell’Irpef.

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