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La Nazione

La rivincita delle vigne senza blasone. Al top del mondo un Brunello outsider ... Wine Enthusiast incorona il Poggio Nardone, un vino fatto in famiglia ... Il re del vino non ha titoli né blasoni, non ha schiere di tecnici né uffici di “pierre”. Il re del vino, incoronato da Wine Enthusiast - con Wine Spectator e la newsletter di Robert Parker una delle bibbie d’Oltreoceano e dunque del mondo - grazie al suo Brunello 2006 come numero uno dei vini da invecchiare, è un cinquantenne sereno e robusto. Senza tanti capelli ma con l’entusiasmo nel cuore, nella testa, nei muscoli. Negli affetti, perché in vigna e in cantina, in ufficio e in volo per il mondo a far promozione ci lavora tutta la famiglia. Tiziano Ciacci, cinquant’anni, segno zodiacale Leone, la moglie Alessandra, la graziosa figlia Pamela; il più piccolo, che ha solo 14 anni, per ora va a scuola. Poggio Nardone, chi era costui: un’etichetta, una delle tante. Fino a ieri. Ventuno ettari in due poderi su un bel poggio a ovest di Montalcino, località Mocali, poco distante dall’assai più celebre Castiglion del Bosco. Eppure, in due giorni il tam tam dei winelovers che vola sul web l’ha già adottato, da quando WineNews ha diffuso la notizia. Il Poggio Nardone 2006, questo Brunello sconosciuto, è il numero uno del mondo, in una classifica piena zeppa di griffe, di divi della bottiglia: primo anche dei 14 italiani, gli rendono omaggio il ben più premiato Casanova di Neri Tenuta Nuova (pure Brunello) e l’Ornellaia, qualche super-rosso targato Montalcino e una nutrita pattuglia di piemontesi. “Che vuole che le dica, mi fa piacere, ripaga di tante arrabbiature, tra la burocrazia, mille problemi, il tempo, sapesse quante volte mi sono detto: ma chi me lo fa fare ...”. E’ sorpreso, quasi stordito, il buon Tiziano. A quella domanda, per dire la verità, ha già risposto migliaia di volte: Cominciai a lavorare in vigna dopo la scuola con il nonno, racconta. Aveva vent’anni. Dino, il nonno, le vigne le aveva riscattate con la riforma agraria, la fine della mezzadria, allora era contadino per la fattoria di Argiano. “A metà degli anni Ottanta - racconta Tiziano - la decisione di cominciare a ripiantare il Sangiovese. Allora avevamo la consulenza di Vittorio Fiore...”. Lo sottolinea con l’orgoglio di chi può dire “ora invece faccio tutto da me”.
Vigne di 20-25 anni, un po’ meno di 100mila bottiglie e pochi segreti. “Niente barrique, da noi in cantina - spiega Ciacci - si usano botti di legno più grandi, da 20 ettolitri. E il vino deve piacere prima di tutto a me, è questo che credo di trasmettere. Caro? Non credo: non supera i 35-40 euro in enoteca”. Un uomo schivo, Tiziano, alle ‘guerre del Brunello’ non ha preso parte, “resto fuori, e non mi immaginavo davvero tanto rislato alle faccende di Montalcino”.
Lui non vive certo da re. Anche la vita della famiglia è scandita dalla campagna, dalle stagioni, dagli impegni, compiti divisi, Alessandra e Pamela si occupano delle “pierre” e delle vendite. Passioni? “Poche, ma chi ne ha il tempo... Qualche pranzo fuori, qualche sera al cinema. Le vacanze? Dietro al vino, per le fiere, le promozioni...”. Ma paga: quella corona non è certo da tutti


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