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“LA NUOVA OCM VINO AVRA’ UN IMPATTO SOCIO-ECONOMICO DEVASTANTE SUI TERRITORI”. LO DICE L’AREV-ASSEMBLEA DELLE REGIONI EUROPEE VITICOLE CHE, DA BRUXELLES, LANCIA L’ALLARME ALLE ISTITUZIONI EUROPEE E PREPARA UNO STUDIO SULL’IMPATTO DELL’OCM VINO

Italia
Le Regioni Europee Viticole contro Ocm vino

La nuova Ocm vino avrà effetti devastanti, sia sugli equilibri socioeconomici delle regioni vinicole, sia sull’ambiente. Ne è convinta l’Arev-Assemblea delle Regioni Europee Viticole, che rappresenta 75 regioni di 19 paesi, ed è costituita da alti rappresentanti politici e professionali di tutti i Paesi europei che producono vino, dall’Italia alla Francia, dalla Germania all’Austria, dalla Spagna all’Ungheria, dalla Romania al Lussemburgo, fino alla Georgia e alla Repubblica Ceca, riunitasi il 19 gennaio a Bruxelles, proprio per discutere dell’impatto che la riforma dell’Ocm vino avrà sui territori da un punto di vista socioeconomico, e le eventuali iniziative da prendere per arginarne gli effetti.
Per dimostrare la veridicità delle proprie tesi, il direttivo internazionale dell’Arev-Assemblea delle Regioni Europee Viticole ha deciso di condurre uno studio scientifico su scala europea volto a valutare l’impatto socioeconomico e ambientale delle misure previste dall’Ocm vino sulla filiera e sulle collettività territoriali. Lo studio valuterà i rischi di una delocalizzazione dei vigneti, nonché della modifica di strutture creatrici di lavoro, oltre agli effetti su economia e società di una destrutturazione delle politiche qualitative delle 79 regioni vinicole rappresentate dall’Arev.
Le conclusioni dello studio, previste per la fine del 2011, auspicheranno - secondo l’Arev-Assemblea delle Regioni Europee Viticole - la riapertura del dibattito. Parallelamente, lancia un appello solenne non solamente all’indirizzo del Commissario Dacian Ciolos e dei parlamentari europei, ma anche ai capi di Stato e di Governo degli Stati membri che producono vino dell’Unione Europea (17 su 27) chiedendo, nel loro stesso interesse, di cogliere la scadenza del rapporto programmato per la fine del 2012 per riesaminare queste misure, “senza ideologia”, alla luce degli studi che verranno realizzati.
Infine, l’Arev-Assemblea delle Regioni Europee Viticole reitera la richiesta urgente di mettere in campo un osservatorio della viticultura europea che tenga conto della dimensione regionale che è il quadro socioeconomico e ambientale di tutti i vigneti.

Focus - Le considerazioni delle Regioni Europee Viticole sull’Ocm vino
Rispetto agli effetti a breve e medio termine della riforma sulle persone, le imprese e le collettività territoriali nel loro ambiente di vita, ossia le regioni, i partecipanti hanno unanimemente considerato che nonostante alcune misure previste dalla nuova Ocm siano da salvare - come l’instaurazione di preventivi finanziari nazionali, che permettono una gestione più sussidiaria, o la promozione sui mercati esteri - le prospettive della maggior parte delle aziende del vino sono ancora buie e i loro redditi nettamente al ribasso. Nonostante le misure prese, gli obiettivi maggiori della riforma, il ripristino del mercato e il rafforzamento della competitività, è lontano dall’essere raggiunto, visto che la misura più clamorosa prevista dalla nuova Ocm vino è la liberalizzazione totale dei diritti di impianto a partire dalla fine del 2015, una deregolamentazione senza precedenti che non potrà fare altro che aggravare la situazione.
Ricordando che la viticoltura delle zone d’origine tradizionali gioca un ruolo cruciale non solo nel tessuto socioeconomico regionale, ma anche nel quadro ambientale e paesaggistico dei territori, il presidente dell’Arev, Jean-Paul Bachy, presidente della regione Champagne-Ardenne, sottolinea “la necessità di preservare gli strumenti di gestione cha hanno contribuito, nell’arco dei secoli, a creare il formidabile patrimonio rurale attuale e i paesaggi viticoli”, definiti da Bachy “contesti di vita identitaria cha rappresentano il vero valore aggiunto della produzione vinicola”.

Focus - Il binomio vigneto/territorio in prima linea
Quindi, evocando l’inquietante situazione finanziaria di numerose aziende della maggioranza delle regioni membre, il presidente dell’Arev riafferma la necessità di appianare gli effetti dell’alternanza dei cicli delle eccedenze e delle penurie legati a tutte le produzioni vinicole. Strumento indispensabile della regolazione dell’offerta di fronte al selvaggio gioco del mercato durante la prima metà del XX secolo, il regime dei diritti di impianto è anche uno strumento di gestione ragionata delle zone di produzione, a beneficio del patrimonio collettivo del binomio vigneto/regione, di cui l’Arev è il naturale portavoce. La scomparsa di questo regime favorirà inevitabilmente, secondo Bachy, la delocalizzazione dei vigneti verso zone facilmente “meccanizzabili” (dalle colline verso le pianure) e in cui la mano d’opera costa meno, con un conseguente spostamento degli investimenti, conducendo ad una concorrenza sleale tra i vini che si fregiano della indicazione geografica e i vini che invece ne sono sprovvisti.

Focus - La necessità di prospettive durature
I rappresentanti dei professionisti dell’Arev fanno inoltre notare che di fronte all’evoluzione del contesto viticolo europeo, i giovani hanno difficoltà a pensare ad investimenti a breve e medio termine, in un mondo in cui si dovranno confrontare con l’industrializzazione della viticultura, tanto che la formazione offerta ai giovani del settore registra una stagnazione e una diminuzione degli effettivi. I certe zone tra l’altro si assiste già ad un pre-posizionamento di operatori che dispongono di grossi capitali in vista dell’espansione della propria azienda, e ciò non potrà che avere un impatto fatale sui piccoli produttori.

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