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LA PERDITA DI 10.000 CHILOMETRI QUADRATI DI TERRENO PER PASCOLI E COLTIVAZIONI, IL QUASI TOTALE STERMINIO DI RAPACI PROTETTI IN TUTTO IL PAESE: ECCO IL COSTO DELLA SPECULAZIONE EOLICA IN ITALIA SECONDO COLDIRETTI E TANTE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE

La perdita di un terreno inibito alla coltivazione e al pascolo pari a 10.000 chilometri quadrati, e la quasi estinzione di specie protette di rapaci in diverse zone del Belpaese: ecco, secondo Coldiretti, i costi della speculazione sull’energia eolica in Italia, emersi nell’incontro “I palazzinari dell’energia. La speculazione dell’eolico. Svendere il territorio e devastare il paesaggio per briciole di elettricità?”, organizzato oggi a Roma dall’organizzazione agricola insieme a tante associazioni ambientaliste (Amici della Terra, Mountain Wilderness, Altura, V.A.S., Wilderness Italia, Movimento Azzurro, Comitato Del Paesaggio, Comitato Per La Bellezza, Fareverde, Italia Nostra).

Le torri eoliche (che in Italia sono 3600, con il Belpaese al sesto posto nel mondo con una potenza eolica istallata di 3750 MW nel 2008) sono alte fino a 100 metri - sottolinea Coldiretti - con pale di 30 metri ed in grado di erogare una potenza fino a 1 MW con un area di assoggettamento per ognuna calcolata in 400, metri che significa la perdita ad oggi di 25.000 ettari di territorio, ma con effetti paesaggistici, ambientali ed economici che si estendono in una area molto più vasta, e che potrebbero presto moltiplicare visto che i dati previsionali parlano di 10.000 MW di energia eolica già autorizzata più altri 42.000 MW in istruttoria.

La crescita dell’eolico in Italia - aggiunge la Coldiretti - è stata certamente favorita da una forte incentivazione finanziaria con contributi pubblici che sono stati erogati in modo squilibrato rispetto alle altre forme di energia rinnovabili come ad esempio il solare e le biomasse che presentano in Italia maggiori potenzialità. Dai dati della Commissione Europea che ha posto a confronto le rendite dell’eolico (l’incentivo sommato al prezzo di vendita, sottraendo i costi) nei diversi Paesi europei emerge che il livello della rendita dei produttori è massimo per l’Italia fra tutti i paesi dell’Unione, con circa 100 euro/MWh per un sito eolico di media produttività, dieci volte superiore a quella della Germania (10 euro/MWh) e cinque volte quella della Spagna (20 euro/MWh). Questo spiega perché - sottolinea la Coldiretti - in Italia si è avuto uno sviluppo dell’eolico a scapito delle altre rinnovabili, più adatte al nostro Paese, come il solare e le biomasse.

E oltre che dannose per l’ambiente, secondo Coldiretti, le centrali eoliche sono causa di morte di un gran numero di uccelli che non di rado entrano in collisione con le pale rotanti e vengono letteralmente fatti a pezzi.

“È purtroppo assai facile prevedere che nel giro di pochi anni assisteremo alla scomparsa pressoché totale, dall’ intero Appennino e dalla Sicilia, dell’aquila reale, dell’aquila del Bonelli, del grifone, del capovaccaio, del nibbio reale, nonché ad una forte diminuzione di molte altre, tra cui diversi migratori”.

Secondo Altura, l’associazione per la tutela degli uccelli rapaci e del loro ambiente, siamo ormai arrivati al punto che non esiste, praticamente, zona montana o collinare appenninica che non sia interessata da qualche progetto di costruzione di centrali eoliche di tipo industriale con aerogeneratori alti 100-150 metri, e più e pale rotanti lunghe diverse decine di metri. Si vogliono, ad esempio, realizzare grandi centrali eoliche nelle zone montane e collinari più belle ed importanti sul piano naturalistico della Toscana, dell’Emilia Romagna, delle Marche, dell’Abruzzo, del Molise, della Campania, della Basilicata, della Calabria e della Sicilia, ma anche nelle altre regioni la minaccia è grave ed incombente. Nella maggior parte dei casi si prevede di ubicare le centrali in zone non solo di particolare bellezza ma - sottolinea la Coldiretti - di grande valore sul piano ambientale, ultime isole di natura del nostro Paese.

La preoccupazione di Coldiretti circa una diffusione indiscriminata sul territorio degli impianti eolici di grossa taglia, inoltre, scaturisce dalla valutazione che, nel promuovere questi impianti, non si stia tenendo nella giusta considerazione le necessarie garanzie in termini di valutazione degli impatti sul paesaggio e sulle attività economiche che hanno fatto del territorio un vero e proprio fattore produttivo, legando ad esso le produzioni tipiche e di qualità e le attività turistiche ed agrituristiche che ne garantiscono la vitalità. Queste considerazioni - precisa la Coldiretti - si amplificano per la mancanza di procedure di approvazione sociale per queste opere con un adeguato coinvolgimento delle comunità residenti nel territorio interessato dalla localizzazione di questi impianti. In particolare si ritiene importante, nella valutazione di impatto delle torri eoliche, un’analisi circostanziata dei costi-benefici che tenga in debito conto quale reale valore abbia l’integrità territoriale e paesaggistica per le imprese agricole ed agrituristiche.

Un sacrificio di risorse naturali e faunistiche, peraltro, che secondo Coldiretti, porta a scarsi risultati: l’eolico rappresenta oggi un contributo del tutto marginale al bilancio energetico, pari al 5,3% dei consumi finali di energia prodotta da fonti rinnovabili, e allo 0,25% dei consumi finali complessivi. Una marginalità che, secondo l’organizzazione, resterà tale anche in futuro: in base alla Position Paper del Governo italiano, che stima il contributo massimo di ogni fonte rinnovabile agli obiettivi europei, nel 2020 la produzione eolica, pur triplicando i propri impianti, sarà pari al 7,9% dei consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili e al 1,3% di consumi finali complessivi.

Diverso il discorso - conclude la Coldiretti - per gli impianti eolici rientranti nella definizione di microgenerazione (con potenze generative inferiori ai 50KW) che, invece, andrebbero diffusi e sostenuti, perchè in grado di favorire la fornitura elettrica in aree difficilmente raggiungibili dalla rete (utenze isolate), l’alimentazione di piccole reti (sistemi di pompaggio e recinzioni elettrificate), ma sempre attraverso il minore impatto ambientale e paesaggistico possibile.

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