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LA RECESSIONE IN USA E ASIA FA MALE AL VINO ITALIANO? “LA CRISI MORTIFICA CERTE ASPETTATIVE MA OFFRE ANCHE OPPORTUNITA’ DI ESPANSIONE, DA SFRUTTARE CON LE FIERE ITALIANE. IL VINO E’ UN ESEMPIO VIRTUOSO”. PARLA UMBERTO VATTANI, PRESIDENTE ICE

Italia
Umberto Vattani, presidente dell’Istituto per il Commercio con l’Estero (Ice)

Il rischio di recessione economica che sta colpendo mercati strategici per il vino italiano come quello Usa e quelli dei paesi asiatici, può avere ripercussioni sull’esportazioni dell’Italia enoica? “La crisi ha sempre due aspetti: da un lato colpisce e mortifica certe aspettative, dall’altro permette di fare dei grandi affari”. E’ questa la risposta di Umberto Vattani, presidente dell’Istituto per il Commercio con l’Estero (Ice), intervistato da Winenews.tv.

“Certo, sotto il profilo della vendita alcuni prodotti italiani, soprattutto di fascia media, potrebbero risentire della diminuzione di disponibilità economica da parte dei consumatori, ma nello stesso tempo - spiega Vattani - ci sono tante opportunità per il prezzo favorevole di immobili e terreni dove vendere o aumentare la produzione, e per alcune spese strutturali che vanno comunque affrontate quando si vuole crescere. La missione dell’Ice è quella di stare con le antenne alzate per sfruttare i diversi momenti. Insieme - precisa Vattani - agli enti fieristici italiani, in particolare Verona, ma anche altri, come Bologna, Bari, Parma, Roma, Milano e così via, noi stiamo sempre in uno stato di ascolto, per cogliere tutte le occasioni”.

Un Ice, quindi, sempre più aperto alle alleanze con i grandi poli fieristici italiani? “È naturale - prosegue Vattani - che sia così. Noi siamo all’estero tutto l’anno, mentre le missioni, per quanto si vogliano prolungare, non possono durare più di una settimana. Si unisce la conoscenza dei mercati, il saper individuare consulenti e partner giusti e persone interessate all’Italia, propria dell’Ice, con la capacità degli enti fieristici di trovare tutto il resto. Uniamo le forze e vediamo quanto possiamo sfruttare questi mercati dove ha ripreso forza l’attività agricola.

Il vino è quindi un caso virtuoso di queste alleanza, come quella con VeronaFiere? “Si, perché, per esempio, siamo in grado anche di consigliare i produttori, che nel promuovere il vino facilitano anche lo sforzo di memoria. Come possiamo pensare che “Brunello di Montalcino” tradotto in Cinese possa essere ricordato?Ebbene, abbiamo studiato dei metodi che, facendo leva sull’ideogramma, ricordano al consumatore cinese non solo la bontà del vino, ma anche il colore e la terra da dove proviene. È un gioco sottile e difficile sul quale però ci stiamo applicando molto, perché riteniamo che in questi mercati, come Cina Giappone e Corea, ci sia un potenziale importante per i nostri vini, che spesso vengono preferiti a quelli dei nostri concorrenti”.

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