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La Repubblica - Affari & Finanza

L’arte in portafoglio vale 70 miliardi e un capolavoro rende più di un bond … Un mercato in forte espansione che sta attirando l’attenzione di banche e studi legali: tutti si stanno dotando di advisor specializzati. Anche perché sono operazioni che danno molti vantaggi fiscali... Vini e orologi. Oppure ci sono gli orologi, dove per accaparrarsi uno dei cinque Rolex “di primo polso” prodotti all’anno c’è la lista d’attesa, e se non lo intercetti lì per 15 mila euro, te lo ritrovi subito a 25 mila sul mercato secondario. O, ancora, puntare sul vino, dove il Liv-ex fine wine 100, l’indice benchmark, riporta una performance del 27 per cento negli ultimi cinque anni. “E un tipo di investimento che si possono permettere in pochi”, avverte però Alessandro Regoli, direttore di “Winenews”: “Non sono più di cento le etichette su cui investire, e conta il produttore e l’annata. Certo, se riesci a mettere le mani per 2.500 euro su una delle duemila bottiglie di Domaine de la Romanée Conti prodotte all’anno, puoi contare su 25 mila euro dopo dieci anni”. Ma chi ci riesce? In tutti i casi, niente acquisti di slancio, ma attente due diligence, contratti di compravendita e non passaggi di mano, e un’ottica di lungo termine. Tenendo presente che, nei mercati dell’arte e di cose rare, non esistono i vincoli di quelli regolamentati, come la Borsa. E che quindi nessuno sanzionerà mai l’insider trading o il market abuse, né il “cornering”, cioè il “compro tutto” per far salire i prezzi. Basta essere avvertiti.

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