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La Repubblica / Affari & Finanza

Una cantina sociale in piena globalizzazione ...
Mezzacorona, la "village company" del Trentino, una cooperativa con l’agilità di spa che importa vino dagli Usa e rilancia i vigneti della Sicilia ... Un’azienda che coniuga solidarietà e profitti, la formula della cooperativa con l’agilità delle società per azioni. Per i 1.300 sociviticoltori delle Cantine Mezzacorona, saldamente legati a quella porzione del Trentino che dal capoluogo raggiunge a nord Salorno e l’Alto Adige, la loro azienda non è solo una robusta fonte di reddito. Ma anche una testa di ponte lanciata verso il futuro del settore vitivinicolo e la globalizzazione dei mercati ... il bilancio ... 160 miliardi di fatturato ... le previsioni per il 2002 sono di oltre 200 miliardi ... La casa madre, cioè la società cooperativa Cantine Mezzacorona è la cassaforte del gruppo che da una parte viene finanziata dai soci tramite la consegna annuale di uve di alta qualità. Mentre dall’altra gli stessi 1.300 soci ottengono ogni 12 mesi una remunerazione a due cifre del loro investimento grazie al pagamento delle uve a prezzi sensibilmente superiori a quelli di mercato. Il "braccio armato" dell’azienda guidata dall’amministratore delegato Fabio Rizzoli è composto da una serie di società per azioni che presidiano il mercato. Emblematico l’esempio della Nosio (65 miliardi di ricavi e oltre 4 miliardi di utili) che effettua l’export in più di 30 paesi oltre a produrre la linea di spumanti Talento Metodo Classico Rotari.
Come racconta Rizzoli alla Mezzacorona si sono accorti per tempo che la «globalizzazione o la facevamo noi oppure ci sarebbe venuta a trovare». Ecco spiegato l’acquisto nel 1985 della Prestige Wine, importatore esclusivo dei vini del gruppo (ma anche dei prodotti di altre case vinicole italiane) negli Stati Uniti. Un’operazione che negli intendimenti del management avrebbe dovuto essere seguita in questi anni dall’acquisizione di un produttore nei paesi delle viticolture emergenti "meridionali": California oppure Australia, Cile o Sudafrica.
«Poi ci siamo accorti che la nostra California ce l’avevamo in casa», dice Rizzoli, «ed è la Sicilia». Ecco spiegata la fresca acquisizione (prezzo 13 miliardi ma gli investimenti complessivi raggiungeranno i 50 miliardi) di un’azienda di 260 ettari a Sambuca in provincia di Agrigento. Lo scopo: allargare il ventaglio dei prodotti per competere meglio sul mercato internazionale.
La globalizzazione, dunque. Però senza dimenticare la realtà locale. Un intervento in gran parte già realizzato che non si limita alla costruzione della più grande e avveniristica cantina d’Italia su un’area di 12 ettari. Ma si sostanzia nel progetto della Cittadella del vino (210 miliardi di investimenti complessivi nell’arco di un decennio) che attorno alle due Supercantine (una per i vini l’altra per lo spumante Rotari) prevede un centro congressi da 1.100 posti coperti (ma d’estate la capienza sale di altri 400 posti) un ristorante e una boutique del vino destinata alla degustazione. Risultato: a due anni e mezzo dall’inaugurazione la Cittadella è stata visitata da 103.000 persone.

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