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La Repubblica / Affari & Finanza

Vino, il mercato cresce dentro la bottiglia ...
Il comparto sta vivendo una fortunata stagione, l’export aumenta e si afferma il prodotto di qualità ...

Negli accadimenti c'è sempre qualcosa di simbolico che va oltre la realtà oggettiva. Nessuno avrebbe mai pensato che l'umile vino, un prodotto della terra considerato per decenni a partire almeno dalla seconda industrializzazione una grandezza economica trascurabile varcasse le soglie del più celebrato tempio dell'industria: il Lingotto. Lo ha costruito la Fiat su progetto di Renzo Piano per ospitare il Salone dell'Auto, per dare una sede espositiva degna del prodotto simbolo del boom economico italiano: le quattro ruote. Poi il Lingotto è approdato nel portafoglio di Alfredo Cazzola, presidente della Promotor International, la holding fieristica più importante d'Europa, e l'imprenditore bolognese inventore del Motoor Show ha voluto lì nel tempio dell'auto, ma anche in uno dei comprensori vitivinicoli più importanti del mondo, il Piemonte, anche il Salone del Vino. Ecco il dato simbolico che sancisce al di là dell'importanza della manifestazione piemontese, prima di tutto il successo del comparto vitivinicolo.
Il Salone del Vino comincia giovedì, allinea 810 cantine di tutta Italia e annuncia la presenza di buyers, critici, enogastronomi da tutto il mondo. Per il vino è un successo essere diventato l'oggetto di attenzione di una organizzazione fieristica abituata a promuovere soprattutto i must dell'economia e non va trascurato il fatto che questo Salone nasce da un'iniziativa imprenditoriale, non da un intento promozionale in cui la mano pubblica, come quasi sempre accade in agricoltura, contribuisce largamente. Insomma il vino è diventato un prodotto di punta sul quale l'imprenditoria comincia a scommettere forte. È un riconoscimento d'importanza e di valenza economica del comparto. E infatti quello del Lingotto sarà un salone "esclusivamente professionale", prima di tutto improntato alla valorizzazione del prodotto vino e delle aziende vitivinicole che partecipano di una triplice natura: quella agricola, quella industriale e quella commerciale. Nei quattro giorni del Salone (è aperto fino a domenica 18) c'è spazio per parlare e assaggiare di vino soprattutto in termini economici, professionali e commerciali.
Il comparto vitivinicolo in Italia sta vivendo una fortunata stagione: l'export è in costante aumento e per la prima volta lo rivela l'ultimo rapporto Ismea il fatturato estero del vino in bottiglia ha superato quello del vino sfuso. E' accaduto nel primo semestre 2001 e si presume che a fine anno il fenomeno sarà ancora più accentuato. In cifre significa che il saldo attivo della nostra bilancia commerciale si incrementa di oltre 2.000 miliardi di lire, che le cantine italiane contano su un giro di affari che è attorno ai 18 mila miliardi. Ma il dato più importante di questa rilevazione è quello politico: significa infatti che il vino italiano ha smesso di essere comprato all'estero per fare da base ad altre bottiglie, è comprato per la sua intrinseca qualità. Se si legge la statistica Ismea si scopre infatti che c'è stata una contrazione in volume di vino esportato (meno 6 per cento) ma un apprezzamento in termini di valore (11 per cento). E da quella indagine si rilevano anche altre due tendenza interessanti: l'incremento di export di vini spumanti italiani. Stiamo dunque recuperando posizioni su tutti i mercati e non è lontano il momento in cui saremo, oltre che il principale paese produttore in termini di quantità (circa 52 milioni di ettolitri con una forte contrazione negli ultimi dieci anni), anche il più importante paese esportatore. Intanto c'è da registrare il sostegno dei prezzi: il vino italiano cresce molto più dell'inflazione (6 per cento su base annua) con una forte impennata dei prezzi dei rossi a denominazione. Dunque il settore enoico è in una fase di forte produzione di reddito. C'è inoltre un aspetto patrimoniale rilevante: l'incremento del valore fondiario delle imprese vitivinicole. Nell'ultimo decennio il valore dei terreni "vitati" si è infatti più che decuplicato. Tuttavia per le aziende questa alta patrimonializzazione non si traduce necessariamente in incremento di dotazione finanziaria. E infatti uno dei motivi economici di maggiore interesse del Salone di Torino sarà proprio il dibattito sui fondi chiusi, i futures, gli strumenti finanziari per sostenere le aziende e per cercare di cambiare il modo di vendere il vino. A questi dati positivi se ne accompagnano altri negativi. Li ha richiamati spesso Ezio Rivella, il presidente dell'Unione Italiana Vini che ha dato nuovo impulso all'associazione. Rivella sofferma l'attenzione su due fattori di potenziale debolezza: il primo è che il vino sfuso, che rappresenta pur sempre la metà della nostra produzione, incontra difficoltà ed è fortemente esposto alla concorrenza in termini di prezzo da parte dei paesi vinicoli emergenti (Cile, Argentina, Sudafrica, Australia), il secondo è che il nostro export dipende essenzialmente da 4 mercati (Germania, Usa, Inghilterra e Benelux) e che è necessario tentare allargamento di frontiere e soprattutto è opinione di Rivella, ma largamente condivisa curare molto il mercato interno se sempre più connotato da un consumo "edonistico" del vino. Vuol dire che in Italia si beve meno ma si beve molto meglio. Senza un rafforzamento del mercato domestico sarà infatti complicato resistere al prevedibile calo di richieste soprattutto dall'America. Ma per sostenere il mercato interno entra in gioco la questione della distribuzione. E non a caso anche qui siamo in presenza di una piccola rivoluzione. Lo testimonia l'attenzione della GDO per il vino italiano. Coop Italia come ha esplicitamente dichiarato Sergio Soavi responsabile acquisti del gigante cooperativo sta puntando moltissimo sul vino di qualità. Il prezzo medio delle bottiglie vendute è passato in un paio d'anni da 5 mila a 10 mila lire, il che vuol dire che si è innalzata la qualità richiesta dai consumatori. Ed infatti la Coop (vende vino per 180 miliardi) sta attrezzando corner dove si trovano tutti i gradi vini italiani. È' la conferma che le bottiglie sono ormai diventati veri oggetti di desiderio.

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