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La Repubblica / Affari & Finanza

Le città del vino ora hanno il loro portale per valorizzare le peculiarità di ogni comune ... E’ sicuramente una delle community più brillanti e allegre fra quelle che si trovano sul web. Nasce intorno a un portale il cui nome è tutto un programma: www.cittadelvino.com. Vi aderiscono i comuni "vinicoli" italiani: finora sono 433, ma il loro numero aumenta di mese in mese. «Il portale nasce come emanazione dell’associazione nazionale delle città del vino, nata sul finire del 1987 per dare una risposta allo stato di prostrazione in cui le economie agricole legate al vino erano cadute dopo lo scandalo del metanolo», spiega Nicola Melideo, ideatore dell’iniziativa. «I primi comuni a sentire l'esigenza di associarsi, per difendere gli interessi dei territori vocati alla viticoltura, furono quelli piemontesi, seguiti subito a ruota da quelli toscani e veneti».
A distanza di 15 anni e dopo l'avvento di Internet, l'associazione ha adeguato strategie e strumenti: dalla difesa degli interessi di economie povere si è passati a politiche di promozione dei territori, dalla richiesta di interventi finanziari a sostegno dei produttori alla promozione di un turismo di qualità legato alla enogastronomia, e «dalla subalternità culturale nei confronti delle zone ricche e urbanizzate del Paese, si è passati ad una fiera difesa della tipicità, delle tradizioni locali e del potenziale economico che queste realtà rappresentano», dice con orgoglio Melideo. Gli amministratori delle "Città" hanno compiti un po’ speciali: le risorse produttive sono indissolubilmente legate al territorio. Non si può andare a produrre quel vino altrove. L'esposizione, la qualità del suolo, il microclima sono tutti fattori che incidono sulla qualità dei prodotti delle singole città. La gestione del territorio che una amministrazione comunale deve proporsi deve tener conto della vocazione prevalente del territorio: di qui i vincoli dei piani regolatori, spesso più severi che altrove, l'impennata dei prezzi dei terreni, la necessità di assicurare lo sviluppo di attività economiche complementari rispetto al vino. Di tutto questo gli amministratori "parlano" scambiandosi dati e informazioni sul portale, che coordina anche servizi di formazione online, di assistenza e consulenza, di accesso facilitato a banche dati e ad altri supporti informativi, e che svolge infine la funzione di introduzione ai territori, alle amministrazioni locali, ai prodotti, alle tradizioni dei 433 comuni. Per avviare il portale è nata Cittadelvino.com Spa, una web company controllata dall'associazione e da una trentina di comuniazionisti (nomi che sembrano stilati da un sommelier: Montalcino, Greve in Chianti, Castelletto d’Orba, Marsala, Miglianico, Valdobbiadene, Bardolino e via dicendo). La società è aperta anche a soci privati: ne sono azionisti il Monte dei Paschi, Noicom, Comunimpresa, e altre realtà imprenditoriali hanno chiesto di potervi entrare. Fra poco verrà lanciata la versione inglese del portale (www.winecities.com), più decisamente orientata al marketing, e di introdurre le città del vino nel mondo dell'ecommerce: ogni comune sarà invitato ad aprire un’enoteca comunale, possibilmente anche "vera" ma certamente "virtuale", all'interno di un altro portale ancora collegato, www.enotechecomunali.com. «Un sistema dice Melideo a maglie fitte per la promozione delle tipicità locali, dei patrimoni legati ai singoli territori».

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