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La Repubblica / Affari & Finanza

Marzotto, uno chateau in Sicilia ... “Voglio fare del vino un protagonista della tavola, non un bene di culto per pochi esperti”. Paolo Marzotto, 76 anni appena compiuti, ha lanciato la sua sfida al mercato vitivinicolo. Lasciata la poltrona della Zignago. holding di famiglia, non è rimasto con le mani in mano. E dal Veneto, terra di origine, è venuto a fare business in Sicilia. I viticoltori storici non vedono di buon occhio gli industriali che si riconvertono alla “terra”. Ma di imprenditori capaci di investire nell’enogastronomia 22 milioni di euro in questa isola, bella quanto difficile per chi vuole fare affari, non se ne trovano tutti i giorni. È venuto dal Veneto Gianni Zonin, che dalla sua tenuta Feudi di Butera ha contribuito a far conoscere il Nero d’Avola nel mondo. E’ ritornata dal Piemonte la famiglia Gancia, che già un tempo produceva vino e ora ha un piano di forte rilancio della tenuta vicino Salemi, nel trapanese. In Sicilia è sbarcato anche Santa Margherita, che, in partnership con un altro nome storico della viticoltura italiana, Mezzacorona, produce nella stessa cantina di Feudo Arancio, ma con due brand differenti, vini legati alla tradizione del territorio. E la Santa Margherita, di proprietà della Zignago, il marchio che con il Pinot Grigio ha spalancato le porte del mercato statunitense agli italiani, è ancor oggi l’etichetta più venduta Oltreoceano, è stato proprio uno dei gioielli su cui Paolo Marzotto ha scommesso fino all’ultimo della sua attività gestionale. Una realtà in forte espansione, con acquisizioni di marchi e vigneti effettuate in diverse regioni d’Italia.
Già alla fine degli anni Novanta Marzotto voleva rilevare la Duca di Salaparuta, ma l’azienda finì invece all’Ilva di Saronno. “Ma intanto avevo acquisito il Baglio di Pianetto - racconta Marzotto – questa tenuta di 90 ettari circa a sud di Palermo che secondo le intenzioni originarie doveva diventare un asset da far confluire nella Salaparuta che allora non aveva vigneti propri ma vinificava e imbottigliava uve conferite da terzi. In seguito ho deciso di rilevare personalmente questa tenuta. Amo la Sicilia fin da bambino, quando ci venivo con mio padre”. Ancora se le ricorda, erano 1008 le curve del Giro di Sicilia del 1952, che lui, pilota ufficiale della Ferrari come i suoi fratelli maggiori, vinse a bordo proprio della Ferrari 166.
Strade e paesaggi che conosce come le sue tasche. Molti sono ancora come un tempo. Incontaminati, in qualche caso. Abbandonati, in qualche altro. Fare della Sicilia la Florida del Sud, un progetto vagheggiato negli anni Novanta, è ancora lontano dal realizzarsi. In molti casi è grazie ai capitali di forti gruppi esteri che prendono il via operazioni di rilancio alla grande, come l’albergo Kempinski di Mazara del Vallo. Per il resto molto è dovuto all’iniziativa personale di piccoli ma coraggiosi imprenditori locali. Nel caso specifico della viticoltura, la rinascita del vino italiano è legata a pochi nomi come Planeta, Cusumano, Firriato. Ma c’è molto da fare. Basti dire che ancora solo l’11% circa del vino siciliano finisce in bottiglia. Il resto risale sfuso al nord per tagliare vini di altre etichette.
Paolo Marzotto ha festeggiato il suo compleanno al Baglio di Pianetto, dove in febbraio aprirà i battenti un “hotel de charme” con 15 camere. Insieme alla moglie Florence, braccio destro della nuova attività. A cantargli l’happy birthday 60 ospiti del Maxim Business Club, eleganti e facoltosi svizzeri, francesi e persino svedesi, dalla signora Heinz, erede del re delle confetture, a un famoso notaio francese. Turisti di elite, uniti dalla passione per la buona tavola, che hanno fatto una delle loro tappe del loro tour in Sicilia al Baglio di Pianetto. Un’oasi con la piscina per nuotare. L’enoteca per degustare, una delle leve strategiche per far salire le vendite dirette in cantina e il fatturato. In cucina un cuoco che promette di fare strada. Un pacchetto di attività collegate tra loro per ampliare la filiera e tenere su il conto economico. Ma la chiave di volta ruota attorno alle strategie di produzione e vendita del vino.
“Voglio creare uno chateau che, a differenza di quelli francesi, sia un marchio che si identifica con tante, differenti etichette. Non credo più in un soloo prodotto di alta gamma. Il mercato ha cambiato rotta, il consumatore vuole vini meno imponenti, più facili da bere e anche meno cari”, racconta Paolo Marzotto che, uscito sul mercato nel 2003, anno difficile per il mercato del vino, punta a raggiungere il break even nel 2007. Otto referenze, otto differenti etichette, in portafoglio, destinate a diventare dieci se non di più, tra Baglio Pianetto e Baroni, l’altra tenuta vicino Noto che porta a 150 complessivi gli ettari vitati. Un milione di bottiglie l’obiettivo per il prossimo anno. Compresa la seconda linea, Albapiana che, come nella moda, serve a tenere alti i conti. È l’etichetta che il Savini usa per il catering, mentre le etichette di punta sono presenti nei migliori ristoranti italiani e anche stranieri. Le bottiglie arrivano a un milione e mezzo considerate anche quelle prodotte con il marchio Baglio Morgana, in una partership commerciale con Meregalli, nome grosso della distribuzione, altra mossa studiata a tavolino. L’avevano definito il suo giocattolino. L’ha trasformato in un nuovo business.

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