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La Repubblica / Affari & Finanza

Quei terreni a vigneto che valgono oro ... Tra gli agricoli sono gli unici che hanno fatto segnare un forte incremento di valore nel periodo 1992-2008: contro un’inflazione totale del 55% si sono rivalutati del 102%. In questa classifica la zona del Barolo è leader con quotazioni che possono toccare i 500.000 euro ad ettaro... L’investimento vincente nei terreni agricoli è il vigneto.
Un’indagine dell’Inea, Istituto Nazionale di Economia Agraria, evidenzia che i terreni vitati sono gli unici a presentare un incremento molto consistente del prezzo nell’arco degli ultimi diciassette anni: il valore del suolo nudo (al netto del valore delle piantagioni) ha quasi raggiunto i 35.000 euro per ettaro come media nazionale.
“Le dinamiche del prezzo della terra adatta a vigneti - spiega Andrea Povellato, dirigente di ricerca di Inea - sono strettamente collegate al successo commerciale conseguito dal vino a denominazione d’origine che si è affermato sui mercati nazionali ed internazionali a partire dai primi anni novanta. Il crescente interesse dei consumatori per i prodotti di qualità ha portato ad un aumento della domanda di terreni adatti alla viticoltura e al conseguente rialzo dei valori fondiari”.
Un confronto con il tasso di inflazione evidenzia come gli investimenti in terreni vitati dal 1992 al 2008 abbiano consentito di mettere al riparo i capitali dall’aumento del costo della vita: il prezzo dei terreni virati, infatti, è aumentato in media del 102%, mentre nelle stesso periodo l’inflazione si è attestata intorno al 55%. Dati che si sono consolidati nel 2009. Tenendo conto anche dei redditi ricavabili dalla coltivazione della vite, si desume che i terreni a vite possono offrire interessanti rendimenti per i capitali investiti. La performance dei vigneti è confermata anche
dal confronto con altri rendimenti registrati dall’Inea per lostesso periodo: seminativi +71%: prati permanenti e pascoli +35%; frutteti, agrumeti e oliveti il 9%.
L’exploit dei vigneti viene ribadito da un recentissimo report di Scenari Immobiliari”. Tra i comparti del mercato immobiliare italiano che hanno meno risentito della crisi dell’ultimo biennio, va annoverato “l’enologico”, comprendendo sia le tenute agricole specializzate che i vigneti ad esse adiacenti. “La ripresa dei valori fondiari - spiega Mario Breglia, presidente di “Scenari Immobiliari” - ha riacceso l’interesse per gli investimenti nei terreni agricoli, e in particolare nei vigneti che ne costituiscono la punta di diamante, che sono in grado di proteggere meglio, nel lungo periodo, il capitale dalle oscillazioni congiunturali”. A suo avviso, i prezzi dei vigneti sono sostenuti, fra l’altro, dalla diffusione dei prodotti di qualità elevata sui mercati internazionali e dalla tenuta dei consumi nel mercato interno. In termini assoluti si evidenzia il divario delle quotazioni tra il centro-nord e il sud, in particolare per la “fascia alta del mercato”.
Chi desidera acquistare terreni di produzione Doc e Docg localizzati in Trentino Alto Adige, Toscana, Lombardia, Veneto e Piemonte, deve confrontarsi con prezzi elevatissimi, notevolmente superiori a quelli dei vigneti meridionali. I vigneti più cari in Italia sono quelli del Barolo, oggetto di vere e proprie gare dei produttori per acquisirne la proprietà, con quotazioni che possono raggiungere i 500mila euro a ettaro. Seguonoi vigneti senesi, con in testa Montalcino, patria del Brunello, a 350mila euro a ettaro. Secondo Breglia, sono quelle del centro-sud le regioni emergenti nel panorama vitivinicolo nazionale. I vigneti dell’Abruzzo (Trebbiano e Montepulciano), sono in grande ascesa. Si prevede una valorizzazione per i terreni vitati della Basilicata, dopo il recente riconoscimento della Docg per 1’Aglianico del Vulture, che dà vita a vini elogiati sulle pagine del New York Times. Ottime aspettative per la Campania (Greco, Fiano e Falanghina), e per il Lazio (dal Trebbiano al Frascati al Svrah). La Sardegna (Vermentino di Gallura, Monica, Cannonau), e le Marche (Falerio,Verdicchio e Rosso Conero) stanno vivendo una stagione positiva e, anche grazie a prezzi più contenuti, sono al centro dell’interesse per i nuovi investimenti.
Gli investimenti in vigneti non si concludono certo con l’acquisto, ma richiedono un continuo aggiornamento della produzione e degli immobili per lo stoccaggio (cantine, silos ecc.). Per questo si assiste, in diversi casi, alle reimmissione sul mercato di tenute e vigneti acquistati negli anni passati da non addetti ai lavori che, dopo aver cercato di diventare produttori di vino, decidono di lasciar perdere. “Alla piena soddisfazione degli investitori per prezzi della terra così elevati -rileva Andrea Povellato - corrisponde una crescente difficoltà dei viticoltori che vogliono aumentare la maglia poderale, per ottenere migliori economie di scala e aumentare la produttività, fattore decisivo per poter competere sui mercati nazionali ed internazionali. L’offerta di terreni è generalmente scarsa, soprattutto quando si tratta di fondi dotati di buone infrastrutture”. A suo avviso, il divieto di aumentare la superficie a vigneto convertendo altre superfici coltivate rende ancora più ristretto il mercato e più costosa l’operazione a causa della necessità di acquisire il “diritto di impianto”. Negli ultimi anni questi diritti sano stati valutati anche oltre i 10-20.000 euro per ettaro, ma più recentemente la riforma dell’Ocm vino, che prevede la rimozione di questo vincolo entro il 2015, ha attenuato la corsa al rialzo.
Lo strumento dell’affitto potrebbe consentire un adeguamento delle strutture fondiarie, ma nel caso dei terreni vitati non ha mai avuto una diffusione molto consistente, probabilmente a causa dei contratti di lunga durata che sarebbero necessari per garantire un ritorno ai miglioramenti apportati dal viticoltore. Povellato propone un interrogativo: a quale prezzo si rischia di ottenere un rendimento del capitale inferiore a soluzioni di investimento alternative? La risposta a questa domanda non può prescindere dalle caratteristiche degli operatori agricoli che, nel caso delle aziende familiari, generalmente, effettuano le loro scelte tenendo conto di un ragionevole equilibrio tra la disponibilità di lavoro familiare, il reddito complessivo dell’attività agricola,
l’allocazione del risparmio, e anche una scelta di stile di vita. Diverso è il discorso per le aziende di grandi dimensioni che valutano essenzialmente la redditività degli investimenti.
Le difficoltà di mercato per il vino e le elevate quotazioni raggiunte dal vigneto inducono ad una certa prudenza. È difficile ipotizzare per il futuro andamenti simili a quelli riscontrati fino a qualche anno fa, ma è altrettanto probabile che il prezzo della terra non subirà particolari flessioni, seguendo gli andamenti tipici dei beni rifugio al riparo dalle fluttuazioni congiunturali e dalla crescita del costo della vita.

Le quotazioni dei terreni vitati in euro per ettaro; marzo 2010 ...
Berolo (Cuneo) - 500.000
Montalcino (Siena) - 350.000
Chianti (Siena) - 300.000
Muller Thurgau (Trento) - 230.000
Montepulciano (Siena) - 200.000
Sauvignon (Udine) - 160.000
Morellino (Scansano, Gr) - 150.000
Valdobbiadene (Treviso) - 150.000
Barbera (Asti) - 80.000
Nero D’Avola (Palermo) - 75.000

Il prezzo dei terreni Cru in migliaia di euro per ettaro ...
Pigato (Im) 70
Greco di Tufo (Av) 70
Sagrantino (Pg) 60
Inferno (So) 60
Prosecco (Pv) 50
Salento Rosso (Le) 42
Verdicchio (An) 40
Falerio (Ap) 35
Vermentino (Ot) 35
Synah (Lt) 35
Montepulciano d’Abruzzo (Te) 27
Lambrusco (Bo) 25
Aglianico (Pz) 22
Cirò (Kr) 10

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