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La Repubblica / Affari & Finanza

“Chiuderemo a 100 milioni di fatturato e l’export è cresciuto dei 20 per cento” … Gianni Zonin, presidente della Banca popolare di Vicenza, parla del successo delle sue bottiglie, da Gambellara, Vicenza, ha portato il suo marchio in tutto il mondo. I risultati sono stati spinti in alto grazie a forti investimenti sui mercati esteri… È conosciuto in tutta Italia come presidente della Banca Popolare di Vicenza. Eppure da sette generazioni le radici di Gianni Zonin rimangono saldamente ancorate al mondo del vino di cui oggi è il maggior produttore privato italiano. Incontriamo Zonin qui a Gambellara, nel cuore del Veneto, dove ha sede la Casa Vinicola Zonin, l’azienda di distribuzione, commercializzazione e marketing dei brand appartenenti alla famiglia. Un gruppo che ha chiuso il 2009 con 90 milioni di fatturato aggregato e che quest’anno, grazie ad una crescita a doppia cifra trainata dall’export, supererà l’asticella dei 100 milioni di ricavi. Presidente Zonin, come mai la sua azienda continua ad espandersi mentre in Italia la gente beve sempre di meno? “Intanto la nostra crescita è dovuta soprattutto alle esportazioni mentre sul mercato nazionale siamo lievemente al di sopra dei livelli del 2009. Comunque è vero: i consumi di vino in Italia seguitano a calare. Quattro anni fa eravamo a 42-43 litri pro-capite oggi siamo sotto i 40. I motivi sono vari. A cominciare dal cambiamento dello stile di vita. Oggi a mezzogiorno si beve un bicchiere di vino, massimo due. Poi c’è la crisi: le persone vogliono spendere meno, ci sono meno denari in giro e questa colpisce tutti i beni di consumo, vino compreso. Inoltre non dobbiamo sottovalutare l’impatto negativo di un terzo elemento”. A cosa si riferisce? “All’etilometro, protagonista di un’incessante campagna di comunicazione che non differenzia fra il consumo di vino e il consumo dei superai-colici. Certo, l’etilometro c’è anche in Germania, anche negli Stati Uniti, però in quei paesi non assistiamo ad una demonizzazione del vino come in Italia”. Eppure l’etilometro dovrebbe scongiurare gli incidenti stradali, o no? “Penso che sarebbe meglio concentrarsi sugli effetti dell’abuso di droga invece di demonizzare il vino. Le faccio un esempio: che cosa accadrebbe se mettessero l’etilometro ai cancelli del Vinitaly che ogni anno attira 150 mila persone a Verona? Si tratta di gente che viene per degustare il vino; un po’ di tasso alcolemico sarebbe giustificato-Eppure non mi risulta che con il Vinitaly ci sia un aumento degli incidenti stradali”. Qual e la soluzione? “Il consumo consapevole: ognuno di noi è diverso e ognuno di noi sa bene qual è la quantità di vino che può bere senza per questo risentirne”. Presidente, come saranno i conti della Zonin nel 2010? “Abbiamo fatto un buon lavoro e siamo soddisfatti. Nel 2010 l’Export di Zonin è cresciuto del 20% mentre sul mercato nazionale siamo lievemente al di sopra dei volumi dei 2009. Quest’anno la nostra cresciuta complessiva dovrebbe essere a doppia cifra fral’11% e il 12% con un fatturato aggregato di circa 100 milioni di euro contro i 90 milioni del 2009”. Come avete fatto a spingere l’export del 20% in un periodo di crisi? “Abbiamo investito sui mercati esteri e continuiamo a farlo. Certo, c’è voluto coraggio: a volte prima di ottenere dei risultati positivi è passato parecchio tempo. Oggi, però, abbiamo una rete di distribuzione presente in 95 paesi di tutto il mondo. Ancora tre anni fa ottenevamo i135%dei ricavi all’export; nel 2010 dovremmo posizionarci fra i1 50% e il 52%. E fra altri tre ano i arriveremo al 60%”. Quali sono i segreti di Gianni Zonin, il “motore” che spinge le vendite sia in Italia sia all’estero? “Sintetizzando al massimo diamo una qualità ottima ad un prezzo onesto. E questo il consumatore lo capisce al volo. Non è un caso se con più di 1.820 ettari di terreno a vigne su 9 tenute dislocate in 7 regioni (oltre ad una significativa presenza in Virginia negli Usa) siamo la prima azienda privata italiana per estensione di superficie vitata nei territori a maggiore vocazione vinicola. Questo radicamento nel territorio ci dà un grande vantaggio competitivo. Anche perché possiamo contare sul più grande staff di enologi ed agronomi d’Europa coordinato da Franco Giacosa e con la consulenza del professor Denis Dubourdieu, preside dell’Università di Enologia di Bordeaux”. Poi ci sono i premi a cui tenete molto, non è vero? “I premi sono un riconoscimento del lavoro svolto e uno stimolo a fare sempre meglio. Come dimenticare, solo nel corso dell’ultimo anno, il Premio Gran Vinitaly 2010? Oppure la medaglia d’oro per il Pro-secco DOC frizzante di Ca’ Bolani vinto al concorso enologico internazionale Mundus Vini 2010? In quella stessa occasione il Deliella 2005 del Feudo Principi di Butera ha avuto la gran medaglia d’oro. Mentre la Guida Vini d’Italia 2011 de L’Espresso ha selezionato L’Acciaiolo 2007 della Tenuta Castello d’Albola tra i Vini dell’Eccellenza. E ancora: i Tre Bicchieri sull’edizione 2011 della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso con il Pinot B fianco della Tenuta Ca’ Bolani. E che dire del 47 posto del Chianti Classico Riserva 2007 della Tenuta Castello d’Albola, nella classifica “The Top 100 2010” di Wine Spectator?”

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