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La Repubblica / Affari & Repubblica

Agroindustria - Con il Soave la cantina sociale diventa marchio ... Sono i pasdaran della garganega, i portabandiera dei grappoli autoctoni da vino bianco del Veneto, in una delle zone a maggiore vocazione vinicola d’Italia. Il peso specifico di Soave, bellissimo castello della provincia di Verona, nell’economia del vino italiano è altissimo. La Doc Soave è in piena espansione nel mercato, con un passaggio da 60 mila ettolitri a 500 mila, con un volume d’affari complessivo di circa 70 milioni di euro. Per un’area ristretta, anzi minuscola, di una singola provincia, si tratta di cifre da peso massimo.
Una delle carte vincenti della viticoltura veronese, ed in particolare nel suo settore orientale, è rappresentata dal fenomeno delle cantine sociali, una dozzina in tutto, soprattutto in rappresentanza delle doc Soave e Valpolicella. Si passa da poche centinaia di soci fino ad arrivare a cantine che ne annoverano più di un milgliaio, per una superficie vitata da 3.500 ettari.
Tutto sommato il fenomeno delle cantine sociali in Italia è relativamente poco conosciuto e in parte sottovalutato. Eppure i vantaggi ci sono, e se ben gestiti sorpassano di slancio gli ostacoli di immagine che la parola "sociale" evoca nel nostro paese, quasi rappresentasse una sorta di gestione da piano quinquennale poco accurata e approssimativa: " La forte integrazione che le cantine sociali veronesi riescono a realizzare con le aziende dei soci può costituire indubbiamente un vantaggio competitivo – racconta Aldo Lorenzoni, direttore del consorzio Soave – Lo dimostra la crescente articolazione dei parametri assunti per la liquidazione delle uve, i progetti di qualità, le indicazioni sui tempi e sulle modalità di raccolta delle uve. Le cooperative hanno, negli ultimi anni, reagito alle dinamiche del mercato allargando le referenze e avviando un processo di rinnovamento e di miglioramento attraverso la conversione dei vini da tavola in vini a doc o inserendosi in dinamici segmenti di mercato".
Insomma, al di là delle bottiglie di punta, che fanno immagine, il mercato italiano dimostra di essere reattivo quando riesce a produrre vino di buona qualità ad un prezzo accettabile per molte fasce di mercato. "Questo perché oggi possiamo considerare le cantine sociali come una grande azienda agricola dove le scelte produttive vengono fatte sulla base degli input che arrivano dal mercato – continua Lorenzoni In questo tipo di aziende è quindi più facile seguire tutto il sistema produttivo dalla vigna alla bottiglia migliorando i punti critici. La concentrazione dell’offerta, che si sta ora perseguendo, anche con importanti aggregazioni o sinergie, è una risposta concreta che il mondo della cooperazione veronese e Soavese dà alle nuove sfide del mercato globale". Insomma, più massa critica, e maggiore efficienza organizzativa si traducono in minori costi e qualità superiore per vini più accessibili al consumatore".

Il ruolo della produzione ed in particolar modo delle cantine sociali si trasforma quindi in una sorta di scommessa ben meditata. Una risorsa utilizzata anche per approfondire le analisi di mercato adottando un unico linguaggio commerciale, dopo aver sensibilmente migliorato produzioni e qualità. Ricetta apparentemente elementare, come il succedersi delle vendemmie anno dopo anno.

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