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La Repubblica / Affari&finanza

Un marchio italiano fa tendenza nel mondo ... “Ora puoi bere Campari di nuovo”: così la Banca d’affari Intermonte ha sintetizzato il suo giudizio positivo sull’ultima trimestrale della Davide Campari Spa, che ha fatto registrare una crescita delle vendite nei primi nove mesi dell’anno del 14,5%, contro il 2,2% stimato. Risultati al di sopra delle aspettative, almeno per quanto riguarda la top line, il fatturato, la prima linea del bilancio. Leggermente al di sotto delle previsioni, ma sempre elevato 6,6% l’incremento dell’Ebitda, il margine operativo, che ha sofferto di un aumento delle spese generali e amministrative. Dovute per lo più ai forti esborsi per le due ultime acquisizioni, quella del marchio di whisky Glen Grant e quella della tenuta vitivinicola toscana Teruzzi&Puthold, e i relativi costi di riorganizzazione e consolidamento della struttura del gruppo. Un gigante italiano ancora sotto il controllo di una famiglia, i Garavoglia, (eredi dei Campari), capace di competere a livello globale su un mercato non certo facile, quello degli spirits&wine.
Ha fatto e continua a fare shopping all’estero, diventando il settimo gruppo mondiale in un momento in cui anche marchi più famosi sono costretti a cedere alla concorrenza delle multinazionali. “Un fiore all’occhiello della finanza italiana”, commenta Patrizio Pazzaglia, direttore Finanza di Banca Insinger de Beaufort. Cinque buy (compra), otto hold (tieni): nelle raccomandazioni degli analisti raccolte da Bloomberg la settimana scorsa, appena diffusi i dati, solo un sell, (vendi), unica voce discorde in un coro di consensi. Dieci anni fa quest’azienda, che oggi è presente in 190 paesi, aveva un solo marchio, il Campari. Via via ha collezionato brand che spaziano dai soft drink, come il Biancosarti e il Crodino, dalla Tequila all’Ouzo greco, fino al whisky Gregson, il più venduto in Uruguay, ai due marchi di brandy Dreher e Drury’s, al top delle vendite in Brasile. Marchi storici italiani, come Cinzano e Cynar, e big stranieri, come Glen Grant, che gli ha consentito di mettere piede in un segmento chiave del mercato, quello dei single malte wiskhy, dove è terzo nel mondo. “Le recenti acquisizioni e i brand di terzi oggetto di nuovi accordi di distribuzione hanno generato una crescita esterna del 9,8%, con una crescita organica del 4,2% e un ulteriore impatto positivo dei cambi dell’1,4%. La crescita estremamente buona ovunque nel mondo, con tassi minimi del 5,5% in Italia fino al 33% nelle Americhe”, commenta Enzo Visone, amministratore del gruppo, artefice delle acquisizioni strategiche che hanno fatto del gruppo un network con un portafoglio di marchi globale e a forte presa. Prendiamo Sky Vodka, che nei giorni scorsi, con l’acquisizione del pacchetto di minoranza, è diventata al 100% della Campari. Rappresenta il 13% del fatturato, destinato a crescere, e anche nell’ultima trimestrale si conferma trainante. “Con questa acquisizione il management ha gettato una testa di ponte verso l’Est Europa, mercato in forte crescita. Ma è anche, con la sua rete distributiva, una piattaforma diretta su un mercato strategico quale quello Usa, dove Sky Vodka vende il 3,5% di tutte le vodke. Vodka e Tequila 180 sono i due principali brand In Usa, e Sky Vodka ha doppiato la concorrenza con una crescita nel 2005 del 14%, contro una media del 6,8% degli altri marchi di Vodka”, commenta Pazzaglia. Negli Usa è boom di bevande e alcolici “esotici” e anche Tequila 180, distribuita da Sky Vodka, è comunque al quarto posto per consumo e la sola distribuzione rende il 6% del fatturato. Una rete distributiva forte e un portafoglio di prodotti vario che soddisfa tutte le fasce di consumatori, dai più salutisti ai più giovani e dinamici che amano i consumi fuori casa, dal wine bar alla discoteca. Nuovi stili di vita che aprono le porte di mercati dai margini più elevati, quelli della vendita al bicchiere nei locali rispetto che in bottiglia sugli scaffali. Anche Aperol e Cinzano, due marchi che molti pensavano tramontati sono invece apparsi estremamente dinamici. Acquisiti negli ultimi anni, stanno beneficiando delle strategie del gruppo, che da marchio consolidato è sempre stato in grado di aggiornare la sua immagine, nonostante i 140 di storia. Nel look delle bottiglie, come nelle campagne promozionali, molto attente a seguire i nuovi trend. Come la pubblicità del Crodino. O del Campari stesso. Un messaggio che parla di vita dinamica, con la ricercatezza dell’ambientazione che chiama alla mente gusti sofisticati, una vita sociale di lusso. All’insegna della trasgressione, ma anche della qualità.
(arretrato de La Repubblica - Affari&Finanza del 13 novembre 2006) 

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