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La Repubblica / Affari&finanza

Vini e vigneti, i prezzi alla prova del clima ... Che cosa comporta l’innalzamento di un grado della temperatura della terra? Aree vinicole spariranno, altre ne trarranno vantaggio, si rivoluzioneranno le valutazione di bottiglie e dei terreni. Si possono fare delle previsioni... A partire dal 2010 non ci sarà più vino di qualità nella Napa Valley. Nella Mosella, in Germania, invece, il valore dei terreni vitati è destinato a salire e i vini ad acquistare valore. Tutto a causa dell’aumento di temperatura che si registra nel globo. I cambiamenti climatici e l’effetto serra sono al centro del dibattito mondiale. E anche in viticoltura è scattato l’allarme. Non ci sarà più Brunello. Lo champagne o meglio un surrogato che non potrà portare più quel nome si farà in Gran Bretagna. Si è scritto e detto di tutto negli ultimi tempi. Profezie discutibili.
Negli Stati Uniti un gruppo di docenti di economia delle università di Harvard, Princeton, Columbia e Whitman è andato oltre, ha provato a misurare scientificamente l’impatto del clima. A tradurre in numeri l’effetto che le variazioni di temperatura hanno non solo sulla qualità dei raccolti, ma anche in termini di quantità, sia sul prezzo del vino che di quello del raccolto. E anche della terra. E, in definitiva, sui guadagni dei produttori. “Un aumento di un grado centigrado può portare a una riduzione delle entrate variabile tra il 2 e il 9%”, racconta Karl Storchman, docente di Economia al Withman college di Walla Walla, nello Stato di Washington, managing editor di Jwe, il primo giornale di informazione sul vino come fenomeno economico, lanciato poco meno di un anno fa dalla American, Association of Wine Economists.
Il risultato a cui il docente è giunto è frutto di un’analisi che prende in considerazione ben 350 anni di storia vitivinicola dello Chàtenois, in Alsazia, area di produzione di apprezzati vini francesi. Un lavoro certosino, realizzato incrociando diverse variabili, dalla qualità del suolo, al grado di umidità, dal momento del raccolto, alla pioggia caduta fino alla resa quantitativa. Si parla di vino comune. Diverse guerre, ribellioni, opposizioni hanno tormento l’Alsazia in quell’arco di tempo. Ma esiste una corposa letteratura che fornisce dettagliati resoconti anche dell’impatto dei diversi eventi sulle infrastrutture, la società, l’agricoltura e la viticoltura. Il modello creato dal professor Storchman è applicabile, con appositi aggiustamenti, anche su altri territori. In Alsazia, per esempio, non si irriga, una variabile in meno da calcolare. Sulla stessa strada, con elaborazioni differenti si muovono gli elaborati di Schlenker, docente di economia del clima della Columbia University, Orley Ashenfelter, docente di economia a Princeton nonché presidente della American Association of Wine Economists che discuteranno di questi temi a maggio, nel corso della prima assemblea dell’associazione che si terrà a Treviri, in Mosella, area vitivinicola della Germania particolarmente vocata. E che, secondo gli studiosi americani, avrà tutto da guadagnare dai cambiamenti climatici. Sempre ammesso che questi seguano il trend previsto.
I modelli sono lì, pronti a cambiare responso variando le coordinate. Strumenti tecnici per addetti ai lavori. Ma che hanno il pregio di aver posto l’attenzione sulla necessità di utilizzare metodi per quanto possibile oggettivi. A favore dei consumatori, in primo luogo, visto che la stessa formazione del prezzo di una bottiglia è un processo determinato da fattori alquanto aleatori. La qualità dell’annata, certo. In Francia, dove da tempo si assegnano rating e si fanno degustazioni cieche e i vini si comprano anni prima della loro uscita in commercio, puoi avere un Bordeaux e uno Champagne un anno a3 0euro, l’anno dopo a 300 o anche più. Stando agli studiosi americani, però, il criterio di misurazione della stessa variabile qualitativa si può affinare. A tutela anche dei produttori. Che in questo modo possono calcolare i danni. E dotarsi di coperture finanziarie adeguate.

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