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La Repubblica / Affari&finanza

Boom del turismo “verde” non vince perché è low cost ma perché è alternativo ... Un anno non positivo per l’industria turistica nel nostro Paese: i dati, come sempre, latitano ma non sono certamente confortanti. Con una vistosa eccezione, Il flusso che si è indirizzato verso i 18 mila agriturismi disseminati ormai su tutto il territorio nazionale. Sono stati oltre un milione e mezzo gli italiani che hanno deciso di trascorrere le loro vacanze a più diretto contatto con la natura. Una eccellente notizia per una forma di turismo che ha un ruolo importante nella salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni locali e nella promozione dei valori legati ad un’alimentazione sana e consapevole, all’agricoltura e allo spazio rurale. Meno buona per gli albergatori tradizionali, le tante tipologie di ristorazione, le stesse Amministrazioni che talvolta lo considerano un turismo di classe inferiore. Le ragioni dell’ostilità sono presto dette: innanzitutto un nuovo competitor che ha asset di cui l’ospitalità e la ristorazione tradizionale non dispone; in seconda battuta persone prive di un background turistico che si improvvisano protagonisti di un mestiere che non è il loro. Talvolta con risultati effettivamente più che mediocri: una mina vagante che se non disinnescata potrebbe contrastare un trend tanto positivo. Sarebbe ancora una volta miope ricondurre il crescente successo degli agriturismi al solo fattore prezzo. Non è così: la frequentazione dell’agriturismo ha ormai motivazioni assai solide e variegate. È una vacanza considerata come alternativa, diversa, fuori dai canoni rispetto a quella tradizionale. Pur avendo come caratteristica la breve durata - in media tre giorni salvo poi, eventualmente, approdare ad un altro agriturismo - è all’antitesi della tipologia della vacanza mordi e fuggi. Fra le tante motivazioni che portano a questo tipo di turismo quelle riferite a un diverso rapporto con la natura e l’ambiente - ma anche l’autenticità, la lontananza dai luoghi congestionati e rumorosi dell’offerta tradizionale - stanno divenendo sempre più condivise presso un ampio segmento che si stima ormai tra il 15 e il 20°%, della popolazione. Si tratta di una vacanza difficilmente omologabile a quelle tradizionali. Soventeall’insegna dell’ecoturismo, di un turismo che può creare migliori rapporti tra uomo ed ambiente, agricoltura e turismo, imprenditori agricoli e consumatori, mondo rurale e mondo urbano. Una vacanza che consente un contatto caldo e diretto con gli animali, le piante, gli spazi aperti, i mestieri degli agricoltori, il mondo della tradizione. Non vi è ormai più alcuna indulgenza alla mitologia del turismo avventuroso, dei disagi da saccopelista o da campeggiatore. E neppure, necessariamente, con l’anima originaria dell’agriturismo che era quella di fare un’esperienza in campagna, con i suoi ritmi ed i suoi lavori legati alla terra. La scelta cioè di lasciare l’ambiente cittadino per avvicinarsi alla natura partecipando attivamente alla vita di una fattoria. Gli aspetti più faticosi sono oggi minoritari e assolutamente opzionali. Nel nuovo agriturismo verde il comfort è assicurato, la qualità dei servizi non inferiore a quella di strutture simili che non si sono vocate alle ecovacanze. Capita persino di imbattersi in splendidi rustici che non hanno nienteda invidiare ai più qualificati hotel a più stelle.

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