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La Repubblica Delle Donne

Enotour … Scoperta e degustazione più servizi per i visitatori. Succede in Piemonte, nelle cantine pubbliche… È come se le stradine del centro di La Morra, una delle zone di elezione del Barolo, in provincia di Cuneo, portassero tutte a quella bottega dentro alle settecentesche mura del Palazzo Marchesi di Barolo, sulla piazzetta del Municipio. Cantine erano un tempo e cantine sono ora, ma questa non è un’enoteca qualunque dove il proprietario, a suo gusto, sceglie la carta e stabilisce il prezzo di vendita. Quello di La Morra è uno spazio comunale: i vini proposti in degustazione sono tutti prodotti intorno al paese. Chi apprezza, poi, compera, oppure va in azienda a cercare un contatto diretto con il produttore: accanto ai bicchieri, sul bancone ci sono tutte le informazioni sui vigneti e i vinificatori delle colline circostanti, e il responsabile, Claudio Silvestro, non manca di rispondere a ogni curiosità. Compatibilmente con il tempo che ha a disposizione: intorno, soprattutto nel weekend, ha sempre decine di appassionati. “Il vantaggio di venire da noi è la varietà”, spiega, “si possono provare bottiglie di produttori che, per scelta politica, non vendono direttamente, o anche i vini di giovani imprenditori che si stanno appena affacciando sul mercato e che non è facile conoscere in altro modo”. La formula delle enoteche pubbliche, comunali o regionali, in Piemonte è molto diffusa. Mentre le altre regioni italiane del Centro- Nord (perché al Sud questa realtà ancora non esiste) si limitano ad avere una sola “vetrina” dei vini locali - di solito nel capoluogo - il Piemonte ha scelto da tempo una strada diversa, quella di finanziare enoteche (regionali: dei vini della provincia di Torino, di Barbaresco, di Canelli, delle colline del Monferrato, del Monferrato, della Serra, di Acqui Terme, di Barolo, di Grinzane Cavour, di Gattinara, del Roero, di Nizza Monferrato; quelle comunali non si contano), in cui proporre il meglio della produzione. Le location, poi, sono fiabesche: il castello di Grinzane Cavour, o quello di Nizza Monferrato, o di Barolo, o di Barbaresco, sono tappe inevitabili di ogni viaggio alla scoperta delle Langhe. L’accoppiata vino-palazzo storico paga molto in termini di attrazione, e le stesse cantine funzionano di fatto da ufficio del turismo “in chiave epicurea”: forniscono cartine, consigli sull’alloggio o sulla ristorazione. “Quella proposta dalle enoteche pubbliche è una selezione “garantita”. Invece di basarsi su criteri commerciali, i nostri vini badano essenzialmente alla qualità”, racconta la professoressa Renata Salvano, presidente dell’Enoteca regionale del Barolo. “Dietro a ogni bottiglia c’è la valutazione di una commissione esaminatrice. E il personale dietro al bancone, altamente specializzato, è sempre in grado di spiegare e intrattenere almeno in due lingue”. Già, perché la clientela di questi luoghi d’elezione è soprattutto straniera: tedeschi, per la maggior parte, ma negli ultimi tempi anche inglesi, francesi, svizzeri che con sette euro si misurano con tre dei migliori Baroli dell’anno. “Manteniamo questi prezzi perché riusciamo ad autofinanziarci - i produttori ci riconoscono una piccola percentuale - e poi c’è l’intervento dell’assessorato all’Agricoltura della Regione, per cui quella delle enoteche è una voce di bilancio”, riprende il presidente. Ma visto che per le colline di Langhe e Roero le cantine pubbliche sono così tante, il rischio non è quello di farsi troppa concorrenza? “In effetti accade. Ma ognuno è specializzato in doc del territorio. Noi, per esempio, come dice il nome, ci siamo concentrati sul Barolo e su alcuni rossi, assieme al Barolo chinato e ad alcuni tipi di grappe. A Grinzane, invece, la panoramica è su tutta la regione, a Mango si degusta il nostro più nobile vino da dessert”. E se qualcuno si innamora di un produttore, non può fare a meno di passare in azienda, “perché noi abbiamo un limite alla vendita: mai più di 24 bottiglie”.

La guida

Le enoteche regionali del Piemonte da pochi giorni sono anche una guida, che aiuta a viaggiare tra le Strade del vino e invita a conoscere le varie doc dei singoli terroir. Non si trovano in libreria
ma, per l’appunto, nelle enoteche pubbliche. L’alternativa è richiederle alla segreteria di Assoenoteche.

tel. 0141.954.286 - assoenoteche@assoenoteche.it.

Bianco con affreschi

Regioni e Comuni in Piemonte, la Provincia in Trentino. A Trento è il cinquecentesco Palazzo
Roccabruna a ospitare la “vetrina” pubblica dei migliori vini locali. A marzo e aprile, ogni giovedì è dedicato alla scoperta dei profumi di alcuni tra i migliori bianchi italiani.
Nella sala degli affreschi, per coinvolgere, oltre al gusto e all’olfatto, anche la vista.
Info: www.enotecadeltrentino.it.

Barrique e barricate…

“Sono passati tre anni da quando mio padre se ne è andato, ma ancora oggi arrivano in azienda decine e decine di clienti a chiederci di quelle etichette”. Maria Teresa Mascarello gestisce una delle più apprezzate aziende di Barolo. Di certo l’unica che si ritrovò una delle sue bottiglie “in stato d’arresto” - per violazione alle norme della legge elettorale che impedisce la propaganda fuori dagli spazi. Era l’aprile del 2001 (il 13 maggio ci sarebbero state le politiche), suo padre Bartolo aveva avuto problemi di salute e allora si era cercato un’attività diversa da quella di stare tra i filari delle vigne. Aveva disegnato un’etichetta che in un solo slogan aveva riassunto due delle sue battaglie: “No barrique, no Berlusconi” (abbasso le botti di rovere, che rovinano i grandi vini, e abbasso il leader della destra, che ci porterà in rovina).

Vestì così una delle sue bottiglie di Barolo e un’enoteca di Alba la mise in vetrina. Si scatenò un putiferio, qualche simpatizzante del Cavaliere mandò i carabinieri a nascondere “il corpo del reato” negli scaffali interni. Adesso siamo di nuovo in campagna elettorale: Maria Teresa ha deciso di portare ancora avanti la curiosa iniziativa del padre?

“Per quelle etichette sono arrivati a offrirci cifre folli, è come se la morte di mio padre le avesse rese più preziose. Per questo, quando sono subentrata a lui nella gestione della ditta, ho scelto di cessarne la produzione. Non volevo specularci. Ne ho ancora una decina. L’ultima l’ho attaccata su una Magnum di Barolo da portare a cena a casa di amici. Ma venderle no, non se ne parla. Non che siano cambiate le nostre idee politiche o la nostra militanza: io sono tra i fondatori del Partito democratico. Ho capito che quella era un’invenzione di mio padre, e io sono una persona diversa”. “Certo”, riprende Maria Teresa, “non mi rincuora vedere che sette anni dopo la battaglia delle barrique è stata vinta perché in pochi ormai ne abusano, e invece Berlusconi... “.

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