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LA REPUBBLICA FIRENZE

Sempre più stranieri nelle nostre vigne l’economia del vino è un Meltin Pot … La Toscana del vino è diventata multietnica. Lo rivela
una ricerca effettuata dal sito WineNews che ha
elaborato i dati Istat al 1 gennaio 2014, o portano in
primo piano un trend iniziato già qualche anno fa. I
numeri che fotografano questa nuova realtà sono eloquenti. Nei più famosi Comuni della Toscana del vino, campione dell’indagine, gli stranieri arrivano a costituire in media il 12% della popolazione totale- con punte anche del 15% - dato più alto della media nazionale dove l’incidenza percentuale degli stranieri sulla popolazione complessiva in Italia si attesta all’8,1%.
“Trovo che perla nostra regione sia una grande ricchezza- dice Alessandro Regoli, direttore di WineNews - soprattutto se la presenza degli stranieri è ben sfruttata”. E il dato occupazionale non riguarda solamente gli operai, ma anche responsabili marketing, addetti commerciali, enologi e imprenditori. Una galassia sempre più allargata e cosmopolita. “L’agricoltura può essere il vero strumento di integrazione - dice ancora Regoli -. Senza dimenticare che i figli di queste persone vanno a scuola qui da noi, coni nostri figli, ed è lì che si costruisce la vera integrazione. Nello scambio di idee e cli esperienze c’è il futuro del nostro Paese”. Nel focus effettuato da WineNews sulla Toscana emerge che sono molti i territori del vino dove l’incidenza di abitanti stranieri si fa sentire, e il cui coinvolgimento nel processo produttivo (a tutti i livelli) è quantomai significativo. Tra i vigneti di Brunello a Montalcino e di Morellino a Scansano la percentuale arriva al 15%, quasi il doppio di quella nazionale, mentre a Bolgheri e a Suvereto si attesta intorno al 12%, passando al 10% tra i filari di Nobile a Montepulciano e di Vernaccia a San Gimignano, mentre è di poco sopra la media la percentuale che si regista a San Casciano, nel cuore del Chianti Classico. “Ormai il mondo del vino sta diventando un’opportunità di lavoro per un bacino sempre più ampio di persone - spiega ancora Regoli- e molte aziende si affidano a stranieri anche in ruoli strategici come il marketing o il commerciale. Ormai non ci sono più barriere”.
Gli stranieri residenti in Italia, secondo le ultime rilevazioni effettuate dall’Istat (1 gennaio 2014), sono più di 4 milioni e 900.000 su una popolazione complessiva di 60 milioni e 780.000 abitanti. Una quota che continua a crescere “per effetto dell’immigrazione, ma anche delle nascite cli bambini stranieri”, e che incide in maniera sempre maggiore sullo sviluppo della nostra economia.
11 vino, ovviamente, non fa eccezione. Anzi, in un settore che conta in Italia circa 380.000 imprese vitivinicole produttrici (oltre il 20% della filiera agricola) e impiega 1,2 milioni di persone con l’indotto primario per una produzione che supera il milione di etichette (elaborazione dati servizio stampa Veronafiere/Vinitaly) e un fatturato annuo di l2miliardidieuro (dati Agrinsieme) ,la presenza di stranieri è fondamentale. E si fa sentire, visto che l’impiego di stranieri in agricoltura continua ad aumentare: oltre 300.000 persone nel 2013, con un incremento del 12% rispetto al 2012. “Sono numeri che spiegano bene il fenomeno e che disegnano un cambiamento radicale nella nostra società. Mi pare che sia un aspetto di grande rilevanza”.
Già, talmente rilevante che in questi anni la crescita di presenze è stata continua. E nelle nostre vigne la percentuale ha toccato picchi importanti, in alcuni casi ben al di sopra del- la media nazionale, come spiega bene l’indagine di WineNews. “E dal 2008 che studiamo questo fenomeno per analizzare il Melting Pot nei territori del vino italiano - conclude Regoli -. Abbiamo iniziato proprio dalla Toscana, per poi estendere l’indagine a tutta Italia. Attualmente sono oltre cinquanta i Comuni indagati”. La Toscana, comunque, rimane un caso a parte, isolato. E qui che gli stranieri del vino toccano il picco più alto, seguendo una logica fatta di opportunità, qualità della vita, occasioni e crescita Senza dimenticare che l’industria del vino è uno dei settori più floridi della nostra economia e che dopo anni difficili sta riprendendo ossigeno, come dimostrano i dati di vendita dell’ultimo anno e la crescita delle esportazioni.

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