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La Repubblica / Salute

Stile alimentare, non è compito da "burocrati" ... "Guadagnare Salute: rendere facili le scelte alimentari" è il titolo del più recente programma di comunicazione del ministero della Salute per arginare i comportamenti nocivi e/o incoraggiare le abitudini virtuose. La comunicazione - e quindi la prevenzione - sarà alla base di un programma integrato fra più ministeri per dare un'informazione univoca e sinergica. Iniziativa lodevole: peccato, però, che insieme al coinvolgimento di ben 11 dicasteri, nonché di Regioni ed Enti locali, non ci sia neppure un accenno alle Società scientifiche competenti a cui dovrebbe spettare, più che ai bravi amministratori pubblici, il compito di redigere ed aggiornare le Linee Guida dell'alimentazione. Una volta di più il Paese sembra poco disponibile alle direttive scientifiche, con il pericolo che in una Regione agricola si raccomanderanno dei cibi che magari sostengono l'economia locale e l'esportazione ma non rispondono alla realtà della spesa energetica e alle acquisizioni scientifiche. Basti pensare alla produzione vinicola e all'esagerata promozione del resveratrolo, ben al di là delle evidenze scientifiche. L'ottimo titolo potrebbe trasformarsi per qualcuno in "Guadagnare (con la) salute", ma l'alimentazione non è un farmaco, né le sue molte incertezze scientifiche possono essere assemblate in una serie di raccomandazioni di apparente buonsenso o avanguardia (il ridicolo obbligo del cibo biologico in alcune scuole).
Le Linee Guida dell'Alimentazione, magari rivedute annualmente dall'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, non possono essere ignorate o diluite nelle iniziative di singoli, talora volenterosi ma raramente abilitati da titoli specifici. Non vorrei che si ripetesse il fenomeno delle Asl governate da manager trasferiti dalla politica o da Enti estranei alla medicina sociale e quindi palesemente incompetenti di medicina specialistica. Le raccomandazioni finirebbero per sovrapporsi e smentirsi, come già accaduto per la proliferazione delle "piramidi" alimentari (ormai sono un centinaio), con continui spostamenti dalla base alla cima o viceversa, in base a pressioni industriali e in difesa dei produttori più che dei consumatori. Attendiamo, quindi, la Campagna con la speranza e l'augurio che riesca a portare luce sulle contraddizioni che dominano il nostro comportamento alimentare ma ancor più lo stile di vita di troppi concittadini, pronti a sostituire con l'edulcorante sintetico i 10 g di due bustine di zucchero ma ignari che l'equivalente di 2 o 3 mele (o pere e arance medio-grandi) rappresenta un carico zuccherino di almeno 40-50 g). I capoversi del testo, reperibile sul sito del Ministero della Salute, indurrebbero all'ottimismo ma senza l'avallo delle Società scientifiche e la mediazione convinta dei medici e dei dietisti sarà difficile ottenere risultati adeguati. D'altra parte non è un buon auspicio che nel momento in cui si dichiara di voler contenere l'epidemia di obesità, diabete e sindrome metabolica non si potenzino ma si ignorino i pochi Servizi ospedalieri di Dietologia, per definizione i più titolati ad occuparsi di prevenzione e dietoterapia.

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