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La Repubblica / Salute

I profumi del vino nuovo ... Oggi a Parigi si stappa il Beaujolais Nouveau, in Italia il vino novello lo abbiamo da circa una settimana. Eppure, nonostante il mercato accolga questo vino sempre con grande interesse, gli intenditori considerano il novello un non-vino e chi intenditore non è lo considera un vino come gli altri. Il vino novello, invece, che incontra molto il gusto dei giovani, attratti da un vino facile da bere e con prezzi contenuti (tra 3 e 7 euro circa), ha una vita abbastanza breve (non oltre sei mesi), proprio per le sue differenti modalità di preparazione rispetto ad un vino tradizionale.
Il vino “giovane”, infatti, si ottiene con una tecnica di macerazione carbonica, le uve non vengono spremute ma messe in vasche sotto pressione isobarica, la fermentazione avviene nell’acino e solo dopo le uve vengono premute e imbottigliate. Il risultato è un vino rosso vivace, brillante, molto fresco e di facile bevibilità (attenzione a non esagerare, piuttosto), dagli ampi profumi e con diversi aromi di frutta, più leggero dei rossi tradizionali, in genere sugli 11 gradi, poco impegnativo, spesso con un residuo di acido carbonico, che dà una nota frizzante. Un vino che lega bene con salumi, formaggi non troppo stagionati e con le caldarroste di questo periodo.
Quest’anno, però, la qualità sarà buona ma la quantità minore di circa il 10 per cento rispetto allo scorso anno. Secondo Coldiretti, saranno circa 16 milioni le bottiglie di novello italiano prodotte da circa quattrocento aziende, quasi esclusivamente con monovitigni, molti dei quali autoctoni, per un fatturato di circa 80 milioni di euro. Il Lazio, pur non essendo tra le aree più importanti come quantità prodotte, è però una delle regioni che ha spinto di più per la valorizzazione del vino giovane, con un marchio “Novello latino”, che raggruppa le trenta etichette che fanno parte dell’Istituto di vino novello del Lazio.

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